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I doni della mamma natura

Conserve/ Ricette vegetariane/ Salse e sughi

Battuto di salvia e mandorle tostate (e tramonti imperdibili)

Una domenica gelida, una bora da far cadere le orecchie 🙂 , ma se hai dei cagnolini che strepitano per uscire non puoi fingere di non accorgertene, quindi ci si riunisce in conclave e si valuta la soluzione migliore: oggi abbiamo optato per il Sentiero della Salvia, bellissima località in provincia di Trieste dove la bora non la si sente affatto ed è costantemente esposta al sole.

Siamo usciti abbastanza tardi considerato il tramonto imminente, ma ne è valsa la pena, bastano le foto per descrivere la bellezza di quei momenti che hanno illuminato di rosso tutta la zona che, come risulta intuibile dal nome, è cosparsa di salvia selvatica, meravigliosamente profumata e che viene raccolta anche da chi la coltiva nell’orto, vista la sua superiorità qualitativa: cresce tra le rocce carsiche, in condizioni di povertà d’acqua, quindi l’aroma è intensissimo e lo si sente già passeggiando, inoltre è circondata da cespugli di timo vulgaris, delizioso, intenso, tant’è che solo ad accarezzarne i rametti ne si porta il profumo sulla pelle.

Sono ritornata a casa soddisfatta, rigenerata e con un bel bottino, quindi mettiamoci subito in cucina a farne uscire qualcosa di delizioso: pronti per questa (non) ricetta?

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Battuto di salvia e mandorle tostate
Non è una ricetta vera e propria, la chiamerei "Pesto di salvia e mandorle tostate", ma rischierei il linciaggio da parte dei genovesi per aver usurpato il nome alla loro salsa di campanile, quindi accontentiamoci del termine "battuto", tanto è buonissimo ugualmente 🙂 Non ci sono dosi né indicazioni precise, si segue il proprio gusto...
Porzioni
Ingredienti
Porzioni
Ingredienti
Recipe Notes

Frullate tutto insieme con il minipimer, punto! Mica vorrete altre spiegazioni, vero? Assaggiate e poi ditemi...

 

 

Economiche/ Primi/ Ricette vegetariane

La ribollita, un ritorno alle radici

Era previsto: un’ondata di gelo, ovviamente apprezzata dopo un autunno eccessivamente caldo che a me personalmente ha disturbato parecchio in quanto il cambio delle stagioni mi è sempre gradito, con l’alternarsi dei colori e dei prodotti della terra.

E’ arrivato: un freddo cane, Trieste è spazzata da una bora gelida e la pioggia scende a fiocchetti di ghiaccio, io imperterrita me ne vado al lavoro in scooter altrimenti con gli orari non ci entro, ma la sera rientro a casa e c’è solo voglia di caldo e comfort food.

In questo fine settimana ho cucinato tanto, molte zuppe, torte, strudel di mele, prevalentemente piatti tipici della mia zona, finchè sabato, passeggiando tra i banchi del supermercato, l’ho visto… lui! Ricercato da sempre, assolutamente introvabile nella mia regione, un mito della mia infanzia: il cavolo nero! Ne ho fatto incetta, sbollentandone buona parte e congelandone le foglie, ma soprattutto rifacendo finalmente, dopo anni ed anni che non la mangiavo, la ribollita: sono figlia di un toscano, non c’è nulla da fare, alcuni piatti mi sono rimasti nel cuore e la voglia di metterli in tavola è costante.

E’ stata gradita, bollente, fumante, mio figlio l’ha spazzolata, i cani si sono messi volentieri in fila per una scodella, mio marito si è messo a dissezionarla togliendone tutte le foglie di cavolo e di verza, ma lui è senza speranza si sa… praticamente ha mangiato una zuppa di patate e cannellini, non commento oltre.

Le foto purtroppo sono dure a farsi in pieno inverno, alle quattro del pomeriggio è già notte, quindi faccio del mio meglio ma con scarsi risultati…

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Ribollita
Porzioni
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Porzioni
Ingredienti
Istruzioni
  1. Preliminarmente avviso che non ho messo alcuna tempistica né porzioni ben definite in quanto trattasi di una zuppa contadina, di quelle che vengono messe insieme un po' ad occhio, ci si mette quello che c'è ed infatti tradizionalmente si iniziava a sobbollire ciò che avanzava dell'orto già il venerdì sera per poi arrivare ad avere una zuppa sontuosa per il pranzo della domenica, quindi non vi create troppi problemi e iniziate con l'appassire gli odori nell'olio buono e poi ad aggiungervi le verdure cuocendole con il brodo, piano piano per ammorbidirle, senza fretta, tanto la ribollita va, per l'appunto, bollita e ribollita più volte. Non c'è una ricetta precisa da seguire, voi cuocetela dosando le verdure a piacere, con amore e senza mai far mancare il cavolo nero che, grazie alla sua dolcezza, fa la differenza. Una volta preparata tostate un po' le fette di pane raffermo e iniziate a stendere, a strati e meglio se in un coccio, verdure e pane spezzettato alla buona con le mani, cuocete ancora un pochino che se anche si appiccica sul fondo del coccio prende un po' di sapore affumicato e delizioso! Aggiungete, all'occorrenza, del brodo caldo e servite bollente, avrete un piatto povero, saporito e conviviale. I contadini ne sapevano parecchio di comfort food...
Antipasti e stuzzichini/ Insalate/ Light/ Pizze e pane/ Ricette vegetariane

Agretti piccanti con briciole di feta

Questo è un piatto da bistrot, quello che ogni giorno immagino sorga nella mia cucina e che, ora che la stagione mi permette si sfruttare anche lo spazio aperto dei balconi, mi sembra più reale che mai!

La ricetta non è mia, ma di Elena, e mi è piaciuta talmente tanto da farmi arrabbiare in quanto nella mia città non riuscivo a trovare gli agretti: a dire il vero nemmeno li conoscevo, ma quel colore così vivido unito alla mia passione per la cucina vegetariana ha fatto sì che me ne innamorassi e che inaspettatamente in un ipermercato lontanissimo da casa li vedessi. Con il dubbio ovviamente: saranno questi? O no? Il nome loro assegnato dall’ipermercato non l’avevo mai sentito (e manco me lo ricordo), ma ho ben pensato di attivare il marito per una ricerca lampo su Google mentre io li accarezzavo con lo sguardo, ammirata da cotanta beltà (sì, sono scema, ridete pure)!

Erano loro! Gli agretti, barbe di frate o come caspita li chiamavano loro, ma il tempo di realizzare di averli finalmente trovati ed ero già con il sacchetto in mano: un mazzolino, poi due… facciamo tre… dai… in barba all’avarizia!
Ed eccoli qua: favolosi in questa ricetta, con la loro freschezza insaporita dall’acciuga (che fa la differenza), dal piccante del peperoncino, con la delicata sapidità del feta e con la sempre perfetta presenza del nostro ottimo olio extra vergine di oliva… un connubio perfettamente equilibrato, un pasto al volo che non appesantisce, un aperitivo, un antipasto, una semplice merenda sanissima, perfetto sempre! Anche nel mio bistrot 🙂

 

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Agretti piccanti con briciole di feta
Tempo di preparazione 20 mins
Tempo di cottura 15 m
Porzioni
2 bruschette
Ingredienti
Tempo di preparazione 20 mins
Tempo di cottura 15 m
Porzioni
2 bruschette
Ingredienti
Istruzioni
  1. Portare l'acqua ad ebollizione, salarla e versarvi gli agretti precedentemente puliti dalle radici e ben lavati, cuocere per dieci minuti: premetto che vanno cotti proprio nell'acqua in maniera da far perdere quel sentore di erba selvatica che, se eccessivo, disturba il palato, quindi non al vapore nè in padella con poca acqua. Colarli dall'acqua in eccesso e ripassarli per pochi minuti in una padella in cui si sarà fatto insaporire l'olio con uno spicchio d'aglio, un peperoncino ed un filetto di acciuga spezzettato. Nel frattempo abbrustolire leggermente un paio di fette di pane casereccio, versarvi gli agretti e sbriciolarvi della feta: ottimo come pasto saporito e veloce oppure per un aperitivo sicuramente più salutare che quello che può essere un sacchetto di patatine!

 

Autoproduzione/ Bevande/ Conserve/ Vini e bevande

Arancello, con il cuore nel colore dell’estate

Ci sono istanti di cui mi innamoro, colori e profumi che mi entrano nel cuore, emozioni che mi rimangono impresse nell’anima come timbri indelebili.

Ci sono momenti in cui mi fermo rapita ad osservare e mi manca il fiato, istanti in cui mi si mozza il respiro e rimango fissa ed incantata.

Ci sono attimi in cui mi sento parte unica di questo meraviglioso universo ed in totale comunione con la natura, perfetti respiri di libertà assoluta.

Ci sono dei pezzetti di vita in cui tutto è armoniosamente completo pur nella bellezza dell’imperfezione, morsi di esistenza in cui questa vita è ancora più bella.

Ci sono forme perfette, simpatiche, che regalano un sorriso solo a vederle, c’è la sfera, così perfetta, liscia, morbida, priva di angoli insidiosi, così levigata da rotolare ovunque la si appoggi.

C’è la perfezione di un’arancia, con il suo profumo intenso, che mi riporta il cuore al Mediterraneo, che mi riporta l’emozione al mare estivo, c’è la sua rotondità così assoluta, una sfericità che solitamente sui banchi dei nostri supermercati settentrionali non si può ammirare, una geometricità incredibile che non poteva non racchiudere il suo aroma intenso in un liquore con il colore carico di un elisir.

 

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Arancello
Tempo di preparazione 10 mins
Tempo di cottura 10 mins
Tempo Passivo 15 giorni
Porzioni
75 ml.
Ingredienti
Tempo di preparazione 10 mins
Tempo di cottura 10 mins
Tempo Passivo 15 giorni
Porzioni
75 ml.
Ingredienti
Istruzioni
  1. Pelare le arance con un pelapatate i modo da prelevare solamente la parte esterna della buccia, metterle in un vaso di vetro con l'alcool e lasciare 15 giorni a macerare, scuotendo spesso in modo da smuoverle. Sciogliere lo zucchero nell'acqua, togliere dal fuoco, lasciar raffreddare e versarvi l'alcool dal quale saranno state tolte le bucce e strizzate, mescolare bene e filtrare il tutto con una garza, imbottigliare e servire freddo dopo almeno una settimana di riposo. In alternativa, se non fate uso di alcoolici, è perfetto per la preparazione di dolci.

 

 

Conserve/ Dolci e desserts

Confettura di cachi vaniglia e pepe rosa (e la gentilezza di un’amica)

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Ci sono delle persone che con la loro semplicità ti incantano, che dentro di sé hanno una magia da regalare a piene mani, che spendono una parola gentile con tutti e che postano ricette lineari, senza grosse complicazioni, delle volte quasi scontate ma che in mano loro divengono magia, mentre talora giocano con gli ingredienti, provando accostamenti quasi impensabili che alla fine si fondono in una delicatezza magistrale solleticando appena il palato.

Lei è una di queste persone gentili, che si affacciano nel web in silenzio e senza sensazionalismi, con la raffinatezza della semplicità, con la luminosità dei suoi scatti che ti fanno sentire la freschezza della primavera anche nelle giornate più plumbee e questa volta ho voluto davvero provare una delle sue ricette, complice un sacchetto di cachi che non maturavano appieno senza sciuparsi ed una manciata di pepe rosa che ancora colorava il fondo di un vasetto nella mia dispensa.

Ne è uscita una confettura delicata, non stucchevole grazie alla ridotta quantità di zucchero, ma con un piglio deciso a seguito della presenza del pepe rosa, nonostante le sue note lievi: l’ho stesa sul pane, sulla crostata e sui formaggi e non mi ha mai delusa!

Grazie Francesca per aver condiviso questa delicatezza da gourmet!

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Ingredienti (mi sono permessa qualche leggera variazione):

750 g. di cachi vaniglia sbucciati

150 g. di zucchero

1 mela sbucciata

1 limone (succo)

mezza arancia (succo)

q.b. pepe rosa

Procedimento:

Pelare i cachi e tagliarli a pezzi, togliere i semi, metterli in una casseruola aggiungendo anche il resto degli ingredienti tranne il pepe, mettendo a sobbollire per il tempo necessario ad addensare la confettura (a me sono serviti 50 minuti); quando la frutta inizia a sfaldarsi frullare con il minipimer e solo dopo aggiungere il pepe rosa, in maniera tale che rimanga intero a colorare il tutto e a rilasciare lentamente il proprio sapore.

Non appena la confettura si è addensata fare la consueta prova piattino e travasare nei vasetti sterilizzati, capovolgendoli per creare il sottovuoto. In pochi giorni il pepe rosa conferirà un tocco particolare e sarà piacevolissimo da sgranocchiare!

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Autoproduzione/ Letture

“La custode del miele e delle api” di Cristina Caboni

Immagine tratta dal web

Immagine tratta dal web

Ho perso la strada.
Ma l’erica mi dona coraggio.
Con l’acacia ritrovo la forza.
Perché il miele è la mia casa.

Molte bloggers lo conoscono già molto bene, vista l’iniziativa legata al libro risalente allo scorso settembre, che io ovviamente mi sono persa in quanto ero all’estero priva di connessione wifi, ma la tentazione è stata talmente tanta che alla fine ho preso l’ebook, senza assolutamente pentirmene.

Mi sono quindi imbattuta in una lettura diversa dal solito, molto delicata e poetica, la cui protagonista è Angelica che, sin da quand’era una bambina, ha un rapporto speciale con le api, tant’è che ne ha fatto una professione itinerante in quanto viaggia ovunque con il proprio camper al fine di dispensare consigli agli apicoltori: in sua compagnia le api danzano perché lei le rispetta, mai ha prelevato più miele di quello che avanza all’alveare per la propria sopravvivenza, lei modula un canto e le api la seguono con una poesia ammaliante.

La meraviglia di quest’opera risiede nei riti antichi, nei luoghi intatti  dell’infanzia di Angelica, del contatto costante con il mare e della sua perseveranza nel difendere a tutti i costi la natura incontaminata dalla speculazione edilizia: lei sa opporsi con tutta l’anima al potere del denaro, essendo in grado di vivere solo grazie ai regali che le api le forniscono periodicamente, e alla fine trova sostegno proprio in Nicola, amore del passato mai dimenticato nonostante le loro vite abbiano preso delle strade divergenti ma che, inizialmente, sembra invischiato nei torbidi interessi finanziari e speculativi del fratello.

Nicola prende le distanze da tutto ciò, difendendo a spada tratta Angelica e il suo amore per l’ambiente, per le api, per l’origine di tanta bellezza che ammanta l’isola sarda in cui il romanzo è ambientato, perché capisce la passione della donna che ancora ama, perché comprende la poesia della natura che li circonda… ed è grazie alla sua caparbietà che l’ecosistema non subirà alcun danno lasciando le api al loro posto e il cuore di Angelica sereno.

La storia narrata è particolare, diversa dalle solite banali trame stereotipate, le parole dell’autrice scorrono dolcemente e con tanta poesia come solo una donna sarebbe in grado di fare, è un romanzo femminile a tutto tondo, ma ciò che più mi ha colpita è stato il rapporto ancestrale che si sviluppa tra la protagonista e i ritmi della natura, nonché la descrizione stessa dell’ambiente, di una magnifica terra bagnata dal mare; è un libro che profuma davvero di cera e di miele poiché la descrizione è talmente intensa da sentirne l’aroma tra le pagine e per rendere al meglio quanto potente sia la forza della natura ci vengono lasciate anche alcune ricette a base di miele e di cera d’api.

Già all’epoca avevo proposto queste preparazioni, ma ora ho voluto approfondire con una delle ricette proposte in calce al libro… visto che quale foodblogger non ho potuto partecipare all’iniziativa legata al romanzo, ho voluto interpretare in maniera un po’ diversa l’accostamento a quest’opera così bella.

Di solito sul viso uso solo una goccia di olio extravergine di oliva e devo ammettere che è meglio di qualsiasi crema vi sia in commercio: è adatto ad ogni tipo di pelle, anche tendente al grasso, perché riequilibra alla perfezione il suo aspetto; lo uso anche sul corpo, sui capelli… potevo non essere attirata da questa ricetta?

Crema per il viso (io ho raddoppiato tutte le dosi):

un cucchiaio di cera d’api purissima

un cucchiaino di miele (ho usato il millefiori)

qualche goccia di olio vegetale (ho usato l’extra vergine di oliva)

Procedimento:

sciogliere la cera a bagnomaria e poi aggiungere il miele e l’olio.

Crema per il viso

Naturalmente ho provato anche questa crema per le mani (raddoppiando anche qui le dosi), sempre in alternativa alla mia solita autoprodotta:

un cucchiaino di cera d’api

qualche goccia di miele (sempre millefiori)

un cucchiaio di olio extravergine di oliva

due gocce di olio essenziale di limone (che avevo terminato, quindi ho usato l”arancio amaro che con il millefiori si sposa alla perfezione)

Procedimento:

sciogliere la cera a bagnomaria e poi aggiungere il miele, l’olio e, da ultimo, l’olio essenziale.

Crema per le mani: uno scatto al volo prima che solidificasse perchè il giallo oro è splendido!

 

In questa nebbiosa giornata grigia la luce era pochissima per avere delle belle foto, ma il colore della cera e del miele è riuscito a dare un po’ di calore e a regalare un raggio di sole….

Autoproduzione/ Conserve/ Dolci e desserts

Al calore del fuoco (confettura di zucca, mele e cannella)

L’autunno piano piano, spingendo dolcemente, è riuscito ad allontanare l’estate, la mia stagione del cuore, quella pigra al sole cocente, quella del mare sempre e comunque, quella passionale ed infuocata al tramonto, per trovarmi spiazzata ed impreparata dinanzi al giacchino che ben presto ha lasciato posto al cappotto, alle zucche e ai cavoli sui banchi dei mercati, al termometro che la mattina mi gela i pensieri al primo sguardo, alla ricerca dell’acqua calda anche per lavarmi i denti, alla copertina la sera sul divano perchè sono peggio di Linus.

L’autunno è amato da molti perchè è mite, ma qui al nord inizia già a stringere la morsa, ad entrarti nelle ossa quando alle sei del mattino sei costretto a lasciare il piumone ed essere già pienamente operativo con gli occhi pieni di sonno a cercare il primo caffè della giornata, quando ti affacci alla finestra  e il cielo è grigio e ghiaccio, quando la bora sferza gli alberi dinanzi casa e le foglie, ad una ad una, iniziano a ricoprire il terreno come un manto dorato.

L’autunno però è anche il profumo della legna al fuoco, del calore dei caminetti,del fascino di una tazza di vin brulè al rientro da una giornata faticosa, del piacere di una doccia bollente che ti accoglie nel suo abbraccio confortevole, delle domeniche mattina che trascorrono lente tra una stiracchiata sotto le coperte e un libro sul divano, intervallate solo da poche uscite nelle scarse  ore di luce appena tiepida a fare un po’ di scorta di sole per tutta la settimana.

Alla fine anche l’autunno ha i suoi momenti di lentezza e di pigrizia come quelli che ci dona l’estate, una pigrizia maggiormente rigenerante perchè faticosamente conquistata da giornate più pesanti, fredde, imbottite in abiti ingombranti dai quali io vorrei uscire sognando isole dell’Egeo, una pigrizia per me difficile da combattere perchè i primi freddi mi gelano i pensieri, le emozioni, i desideri… l’unica reazione conseguente al freddo che mi penetra ovunque è entrare in cucina, dove c’è luce, ci sono profumi e consistenze a stimolarmi, dove c’è il calore del fuoco, dove posso iniziare a mescolare, annusare, assaggiare e creare, fuggendo all’inverno incombente e immaginando solo colori caldi ed intensi come il sole, dove posso sopravvivere sognando già il mio mare estivo che mi attende per una nuova stagione a scaldarmi il cuore.

Confettura di zucca, mele e cannella

Ingredienti:

500 g. di polpa di zucca

200 g, di mela al netto degli scarti

250 g. di zucchero di canna

1 limone

due cucchiai di cannella in polvere

Procedimento:

Premesso che per cuocere le confetture potete utilizzare il metodo Ferber, che ho già sperimentato su queste pagine (qui), questa volta ho preferito adottare la tradizionale cottura a fuoco lento, in vista dei tempi lunghi necessari alla zucca per ammorbidirsi: l’ho tagliata in pezzettini molto piccoli e volendo potete anche aiutarvi con pochi colpi di frullatore, dopodichè l’ho unita alle mele a cubetti, al limone e allo zucchero, facendo sobbollire per il tempo necessario all’addensamento. Solitamente parto dall’idea di proseguire la cottura a bassa temperatura per tre ore, ma alla fine controllo sempre in corso d’opera poichè la varietà del prodotto usato fa cambiare completamente le carte in tavola! Le mele possono essere più o meno acquose, lo stesso vale per la zucca, quindi io questa volta l’ho cotta per pochissimo tempo, in realtà meno di un’ora visto che già il tutto era addensato, limitandomi ad aggiungere la cannella solo all’ultimo istante.

Nel mentre la confettura sobbolle sterilizzare i vasetti, che andranno poi riempiti sino all’orlo, chiusi bene e capovolti sino a completo raffreddamento.

Il risultato è molto particolare: non dolcissima nel senso che non è zuccherina, ma con la dolcezza delicata della zucca e mitigata dall’asprezza della mela… vale la pena provarla!

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Questo scatto appartiene a mio figlio che, munito di cavalletto, si è impegnato per aiutarmi… citazione dovuta!

Autoproduzione/ Bimby/ Conserve/ Dolci e desserts/ Economiche

Una gelatina che profuma di Natale!

IMG_2293-001Ci ho pensato oggi, all’ultimo momento per regalarne qualche vasetto, ma non avevo il tempo per poter seguire i fornelli con la cura necessaria ad evitare qualche disastro, quindi io la propongo con il Bimby per comodità, ma sappiate che un frullatore ed un pentolino saranno sufficienti (e un mestolo in mano per evitare i disastri che io temevo)!

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Ingredienti:

arance (io tre grosse)

zucchero semolato (io 300 g. per pareggiare il peso netto del succo dell’agrume)

Procedimento:

ho pelato a vivo le arance avendo cura di conservare la buccia esterna (che io tolgo con il pelapatate… è comodissimo), metterle nel boccale e frullarle a vel. 5 per 15 secondi.

Cuocere 10 min. a 100° a vel.1, passare il succo con un colino, poi aggiungere lo zucchero (pari peso rispetto al succo rimasto) e riprendere la cottura per un’ora, temp. Varoma (senza coperchio dosatore), vel. 1.

Invasare dopo aver precedentemente sterilizzato i vasetti e capovolgere: a me ne è uscito un vasetto della marmellata pieno.

Sarà un pensierino natalizio molto gradito e, soprattutto, è splendida spalmata sul pecorino stagionato!

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