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Conserve

Conserve/ Dolci e desserts

Caramel au beurre salè (caramello al burro salato)

foto3Premessa: l’italiano medio demonizza il burro. Se poi è pure salutista, animalista, vegano o produttore d’olio d’oliva ancora di più. Non parliamo dell’italiano a dieta (salvo poi strafogarsi di croissant al bar), quello è la specie peggiore: niente burro, il sale è il demonio, l’acqua del rubinetto fa malissimo, pure l’olio d’oliva dev’essere dal sapore delicato.

Ecco, ora sappiatelo: io amo il burro! E’ grasso? Bene, è proprio perché è grasso che è saporito! Amo il burro giallo e grassoccio, adoro il grasso del prosciutto (è la parte migliore), mi piace da matti il buono e vecchio strutto e adoro i ciccioli, tiè!

E poi voglio vedere come lo fate un caramello al burro salato con l’olio… me lo spiegate? Con tutto il rispetto per l’olio (sono figlia di un toscano e per l’olio buono porto una riverente ammirazione), ma vivo pure in una città di tradizione austro-ungarica, quindi il burro quando ci va ci va. Punto. E guai a voi se mi portate in tavola quello light che sa solo d’acqua.

Insomma, se c’è da farsi male facciamolo almeno bene!

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Caramello al burro salato
Procedimento: Versare lo zucchero in un pentolino antiaderente, facendo attenzione a non utilizzare alcun utensile che potrebbe far impazzire il caramello a seguito dello sbalzo di temperatura, limitandosi quindi ad inclinare il tegame per muovere continuamente lo zucchero; non appena questo inizierà a brunire leggermente aggiungere la panna e portare lentamente ad ebollizione mescolando con un mestolo in legno, poi spegnere il fuoco, aggiungere il burro ammorbidito e cuocere ancora pochi minuti. Versare in un vasetto di vetro pulito e sterilizzato e conservare in frigorifero: se ce la fate a non farlo fuori a cucchiate è perfetto sulle crepes, sul gelato e per decorare i dolci (se viene refrigerato è perfettamente plasmabile)... insomma è molto versatile, ma a me finisce subito già a colazione spalmato sul pane! 🙁
Porzioni
1 vasetto
Ingredienti
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1 vasetto
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Conserve/ Economiche/ Ricette vegetariane/ Salse e sughi

Il pesto di ottobre con foglie di ravanello e noci

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Finalmente è sabato, finalmente tiro un po’ il fiato dopo la consueta settimana da incubo, densa di problemi e di lavoro: è un sabato diverso, sola a casa con le cagnette mentre il marito è al lavoro e il figlio è in barca con la fidanzatina (siamo in periodo di Barcolana), quindi mi ritaglio qualche ora per me e intanto penso a molti anni fa, all’ultimo Oktoberfest cui siamo riusciti ad andare, quando ai Mass (il tipico boccale di birra da litro) si accompagnavano quintali di ravanelli intinti nel sale perchè smorzavano l’effetto dell’alcool rendendo possibile bersi tranquillamente tutto il litrozzo! Anche due volendo… senza mai ubriacarsi… 🙂

Quindi volevo ritornare un po’ al sapore delle mie vacanze di allora, quelle spensierate di sposini novelli che se la godevano a bere e cantare, e con l’occasione di farmi una scorpacciata di ravanelli questa volta mi sono trovata anche i mazzi di foglie, bellissime e fresche, tant’è che sarebbe stato un delitto doverle buttare!

Ci ho fatto un pesto, complici i pinoli raccolti in Puglia durante le vacanze, che ho accompagnato ad una bella porzione di noci per addolcire il sapore pungente delle foglie di ravanello e ottenendo una salsina velocissima, economica e perfetta per chi, come me, corre tutto il giorno… un’altra quasi “non ricetta” che però sicuramente può tornare utile nei momenti di panico.

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Ingredienti:

le foglie di tre mazzetti di ravanelli

2 spicchi d’aglio

una manciata di pinoli

tre manciate di noce sgusciate

un pizzico di sale

olio evo q.b.

pecorino grattugiato a piacere (o parmigiano)

Procedimento:

Non c’è… basta frullare tutto insieme e versando l’olio a filo, con l’accortezza, se si vuole conservare il pesto in frigorifero per parecchi giorni, di non aggiungerci il pecorino, ma di mettercelo solo nel momento in cui di andrà a condire la pasta poichè tende a fermentare; è comunque possibile congelare il pesto nel caso in cui lo si voglia utilizzare dopo un periodo di tempo più lungo.

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Conserve/ Dolci e desserts

Confettura di cachi vaniglia e pepe rosa (e la gentilezza di un’amica)

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Ci sono delle persone che con la loro semplicità ti incantano, che dentro di sé hanno una magia da regalare a piene mani, che spendono una parola gentile con tutti e che postano ricette lineari, senza grosse complicazioni, delle volte quasi scontate ma che in mano loro divengono magia, mentre talora giocano con gli ingredienti, provando accostamenti quasi impensabili che alla fine si fondono in una delicatezza magistrale solleticando appena il palato.

Lei è una di queste persone gentili, che si affacciano nel web in silenzio e senza sensazionalismi, con la raffinatezza della semplicità, con la luminosità dei suoi scatti che ti fanno sentire la freschezza della primavera anche nelle giornate più plumbee e questa volta ho voluto davvero provare una delle sue ricette, complice un sacchetto di cachi che non maturavano appieno senza sciuparsi ed una manciata di pepe rosa che ancora colorava il fondo di un vasetto nella mia dispensa.

Ne è uscita una confettura delicata, non stucchevole grazie alla ridotta quantità di zucchero, ma con un piglio deciso a seguito della presenza del pepe rosa, nonostante le sue note lievi: l’ho stesa sul pane, sulla crostata e sui formaggi e non mi ha mai delusa!

Grazie Francesca per aver condiviso questa delicatezza da gourmet!

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Ingredienti (mi sono permessa qualche leggera variazione):

750 g. di cachi vaniglia sbucciati

150 g. di zucchero

1 mela sbucciata

1 limone (succo)

mezza arancia (succo)

q.b. pepe rosa

Procedimento:

Pelare i cachi e tagliarli a pezzi, togliere i semi, metterli in una casseruola aggiungendo anche il resto degli ingredienti tranne il pepe, mettendo a sobbollire per il tempo necessario ad addensare la confettura (a me sono serviti 50 minuti); quando la frutta inizia a sfaldarsi frullare con il minipimer e solo dopo aggiungere il pepe rosa, in maniera tale che rimanga intero a colorare il tutto e a rilasciare lentamente il proprio sapore.

Non appena la confettura si è addensata fare la consueta prova piattino e travasare nei vasetti sterilizzati, capovolgendoli per creare il sottovuoto. In pochi giorni il pepe rosa conferirà un tocco particolare e sarà piacevolissimo da sgranocchiare!

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Autoproduzione/ Conserve/ Dolci e desserts

Al calore del fuoco (confettura di zucca, mele e cannella)

L’autunno piano piano, spingendo dolcemente, è riuscito ad allontanare l’estate, la mia stagione del cuore, quella pigra al sole cocente, quella del mare sempre e comunque, quella passionale ed infuocata al tramonto, per trovarmi spiazzata ed impreparata dinanzi al giacchino che ben presto ha lasciato posto al cappotto, alle zucche e ai cavoli sui banchi dei mercati, al termometro che la mattina mi gela i pensieri al primo sguardo, alla ricerca dell’acqua calda anche per lavarmi i denti, alla copertina la sera sul divano perchè sono peggio di Linus.

L’autunno è amato da molti perchè è mite, ma qui al nord inizia già a stringere la morsa, ad entrarti nelle ossa quando alle sei del mattino sei costretto a lasciare il piumone ed essere già pienamente operativo con gli occhi pieni di sonno a cercare il primo caffè della giornata, quando ti affacci alla finestra  e il cielo è grigio e ghiaccio, quando la bora sferza gli alberi dinanzi casa e le foglie, ad una ad una, iniziano a ricoprire il terreno come un manto dorato.

L’autunno però è anche il profumo della legna al fuoco, del calore dei caminetti,del fascino di una tazza di vin brulè al rientro da una giornata faticosa, del piacere di una doccia bollente che ti accoglie nel suo abbraccio confortevole, delle domeniche mattina che trascorrono lente tra una stiracchiata sotto le coperte e un libro sul divano, intervallate solo da poche uscite nelle scarse  ore di luce appena tiepida a fare un po’ di scorta di sole per tutta la settimana.

Alla fine anche l’autunno ha i suoi momenti di lentezza e di pigrizia come quelli che ci dona l’estate, una pigrizia maggiormente rigenerante perchè faticosamente conquistata da giornate più pesanti, fredde, imbottite in abiti ingombranti dai quali io vorrei uscire sognando isole dell’Egeo, una pigrizia per me difficile da combattere perchè i primi freddi mi gelano i pensieri, le emozioni, i desideri… l’unica reazione conseguente al freddo che mi penetra ovunque è entrare in cucina, dove c’è luce, ci sono profumi e consistenze a stimolarmi, dove c’è il calore del fuoco, dove posso iniziare a mescolare, annusare, assaggiare e creare, fuggendo all’inverno incombente e immaginando solo colori caldi ed intensi come il sole, dove posso sopravvivere sognando già il mio mare estivo che mi attende per una nuova stagione a scaldarmi il cuore.

Confettura di zucca, mele e cannella

Ingredienti:

500 g. di polpa di zucca

200 g, di mela al netto degli scarti

250 g. di zucchero di canna

1 limone

due cucchiai di cannella in polvere

Procedimento:

Premesso che per cuocere le confetture potete utilizzare il metodo Ferber, che ho già sperimentato su queste pagine (qui), questa volta ho preferito adottare la tradizionale cottura a fuoco lento, in vista dei tempi lunghi necessari alla zucca per ammorbidirsi: l’ho tagliata in pezzettini molto piccoli e volendo potete anche aiutarvi con pochi colpi di frullatore, dopodichè l’ho unita alle mele a cubetti, al limone e allo zucchero, facendo sobbollire per il tempo necessario all’addensamento. Solitamente parto dall’idea di proseguire la cottura a bassa temperatura per tre ore, ma alla fine controllo sempre in corso d’opera poichè la varietà del prodotto usato fa cambiare completamente le carte in tavola! Le mele possono essere più o meno acquose, lo stesso vale per la zucca, quindi io questa volta l’ho cotta per pochissimo tempo, in realtà meno di un’ora visto che già il tutto era addensato, limitandomi ad aggiungere la cannella solo all’ultimo istante.

Nel mentre la confettura sobbolle sterilizzare i vasetti, che andranno poi riempiti sino all’orlo, chiusi bene e capovolti sino a completo raffreddamento.

Il risultato è molto particolare: non dolcissima nel senso che non è zuccherina, ma con la dolcezza delicata della zucca e mitigata dall’asprezza della mela… vale la pena provarla!

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Questo scatto appartiene a mio figlio che, munito di cavalletto, si è impegnato per aiutarmi… citazione dovuta!

Autoproduzione/ Bimby/ Conserve/ Dolci e desserts/ Economiche

Una gelatina che profuma di Natale!

IMG_2293-001Ci ho pensato oggi, all’ultimo momento per regalarne qualche vasetto, ma non avevo il tempo per poter seguire i fornelli con la cura necessaria ad evitare qualche disastro, quindi io la propongo con il Bimby per comodità, ma sappiate che un frullatore ed un pentolino saranno sufficienti (e un mestolo in mano per evitare i disastri che io temevo)!

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Ingredienti:

arance (io tre grosse)

zucchero semolato (io 300 g. per pareggiare il peso netto del succo dell’agrume)

Procedimento:

ho pelato a vivo le arance avendo cura di conservare la buccia esterna (che io tolgo con il pelapatate… è comodissimo), metterle nel boccale e frullarle a vel. 5 per 15 secondi.

Cuocere 10 min. a 100° a vel.1, passare il succo con un colino, poi aggiungere lo zucchero (pari peso rispetto al succo rimasto) e riprendere la cottura per un’ora, temp. Varoma (senza coperchio dosatore), vel. 1.

Invasare dopo aver precedentemente sterilizzato i vasetti e capovolgere: a me ne è uscito un vasetto della marmellata pieno.

Sarà un pensierino natalizio molto gradito e, soprattutto, è splendida spalmata sul pecorino stagionato!

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Autoproduzione/ Conserve

Bonjour Alsace!

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Che però, detto tra noi, le confetture mi hanno sempre incantata e mi hanno fatta sentire a casa: il profumo del caramello che inondava casa mia nelle giornate in cui la mia mamma si prendeva la “giornata libera” da qualsiasi altri impegno perchè si sa che gli spignattamenti richiedono tempo e dedizione!

Eppure mi chiedevo com’è che Nonna Papera riuscisse a sfornare in continuazione delle crostate e dei barattoloni di marmellata, considerando la velocità con la quale Ciccio se le sbafava e, nel contempo, anche ad occuparsi dell’orto.

Ci doveva proprio essere un metodo marmellatoso a me sconosciuto che non richiedesse lavori mostruosi  come le cinquecento ore di cottura messe in atto in casa mia, con conseguente prova del piattino che al cemento armato gli faceva un baffo, ma che in compenso si sarebbe conservata sino al battesimo dei pronipoti senza mezzo grammo di muffa o rischi di botulino (che, a quanto pare, all’epoca nemmeno esisteva.. 🙂 ).

Poi un giorno, in un angolino del web già all’avanguardia, lessi qualcosa circa una preparazione alquanto alternativa, successivamente associata a quello che in effetti è il cosiddetto “metodo Ferber”, dal nome di Christine Ferber, una genialissima alsaziana di Strasburgo che ha avuto l’ardire di aprire una splendida bottega in perfetto stile “Chocolat” e che, pur tenendo dei prezzi a peso d’oro, lavora moltissimo! A Strasburgo ci sono stata qualche anno fa, ma ovviamente chi la conosceva quella che viene chiamata “la fata marmellata”?

A questo punto bisognava assolutamente rimediare e… sì… un tocco di bacchetta magica e mi sono trasformata in Nonna Papera! Il tutto complice un magnifico mazzo di lavanda che una collega mi ha gentilmente regalato, direttamente dal proprio orticello!

Ho raccattato la frutta che avevo nel frigorifero, un chilo tra pesche noci e quello che rimaneva di un popone, ho pelato il tutto e l’ho tagliato a cubetti (non buttate le bucce delle pesche, io le ho frullate con il latte e ne è uscita una merenda squisita), poi vi ho aggiunto lo zucchero, la buccia di un limone grattugiata, il relativo succo e un paio di cucchiaiate di fiori di lavanda chiusi in una garza pulitissima, per poi lasciare il tutto nel frigorifero per almeno un’ora… io ce l’ho lasciata sino a sera perchè nel mezzo dovevo sbrigare delle commissioni, quindi ho ottenuto parecchio succo.

Successivamente ho versato tutto in una pentola, portato a bollore (e spento subito la fiamma)  e, una volta raffreddato, rimesso nel frigorifero per tutta la notte coprendo bene il contenitore per evitare di contaminare gli odori dei vari alimenti; l’indomani ho filtrato bene il succo e tolto la garza con i fiori di lavanda, versato nuovamente nella pentola e cotto per un ulteriore quarto d’ora, successivamente ho aggiunto la  frutta e ho fatto sobbollire il tutto sino ad addensamento avvenuto. Nel caso in cui venga utilizzato il rapporto frutta-zucchero 1:1 il tempo di cottura sarà veramente ridotto, ma io di zucchero ne ho usato poco perchè non amo molto il sapore dolce… comunque sia la prova piattino non mente mai! Poco prima di invasare ho aggiunto anche mezzo cucchiaino di cardamomo in polvere… dona davvero quel tocco particolare in più!

Con la marinatura la morbidezza dei pezzetti di frutta è garantita, tuttavia io ho dato una brevissima frullata con il minipimer, solo per ridurne la dimensione (altrimenti mio figlio non me la mangia)!

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Ingredienti:

1 kg. tra pesche noci e popone (o baciro o melone cantalupo… per il nome regolatevi in base alla vostra zona di provenienza)

500 g. di zucchero di canna o muscovado (io ho usato quello semolato per una questione economica)

succo e buccia di un limone grosso

mezzo cucchiaino di  cardamomo in polvere

un paio di cucchiai di fiori di lavanda

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Bimby/ Conserve/ Dolci e desserts

La coccola della domenica: crema gianduia e Rinascimento…

2013-10-27 10.43.23

Domenica mattina, una domenica di autunno, nebbiosa, uggiosa, pigra, con la consapevolezza di trascorrerla in casa ad arrabbiarmi con mio figlio che non si applica nello studio per la verifica di domani, una domenica sui libri di storia, il giusto contrappasso per me che ho sempre amato la matematica e detestato la storia, per me che vivevo di riassunti ed espedienti pur di non soffrirci troppo….

Sbraito, mi arrabbio, lo incito a studiare, gli spiego anche in aramaico che se non studia la sufficienza non gliela regala nessuno, mi trovo alle prese con un  programma che copre un periodo pauroso, si va dal Sacro Romano Impero alla storia della nostra città, alla recente gita a Ferrara, all’Umanesimo e al Rinascimento… e meno male, almeno ho a che fare con i miei amati pittori rinascimentali, un filo di sopravvivenza grazie al Brunelleschi, a Michelangelo e a Raffaello.

E’ dura una domenica così, un elenco di date da paura da memorizzare, mi chiedo come si possano imparare tutte e a cosa possa servire saperle con tale precisione maniacale, poi c’è il salto sull’attualità, dalla Giornata della Memoria, a quella del Ricordo, della Liberazione… non è per me, non c’è nulla da fare, datemi piuttosto cinquanta equazioni, sessanta espressioni, settanta calcoli trigonometrici, ma la storia proprio non la digerisco…. mi serve un momento di dolcezza, ho bisogno di esagerare e di interrompere la dieta almeno per mezza giornata, e allora, mentre il pane cuoce nel forno e inonda la casa di profumo, preparo questa simil-Nutella home made, dopo il cui assaggio  mio figlio inizia ad abbandonare l’idea di diventare ingegnere per dedicarsi alla carriera di cuoco!

Anche questa volta ho voluto provare la ricetta Bimby, ma all’unico scopo di non sporcare troppe stoviglie, perchè è fattibilissima con pentola e mixer!

Innanzitutto ho lasciato nel forno le nocciole, a tostare per mezzoretta a circa 160°C. e a forno ventilato e, a dire il vero, non le ho nemmeno pelate perchè volevo lasciare un tocco di sapore più rustico alla crema gianduia; le ho poi polverizzate 20 secondi a velocità 10 (una bella macinata con il mixer sarà perfetta), insieme allo zucchero.

Poi ho unito il cioccolato fondente a pezzetti e ho nuovamente tritato il tutto: con il Bimby ho fatto 20 secondi  a velocità 8, ma anche qui il mixer è ottimo!

Successivamente ho aggiunto il latte e il burro, cucinando 6 minuti a 50°C. e a velocità 3; se usate il metodo tradizionale versate tutto il trito in un pentolino e fate cuocere mescolando delicatamente finchè i sapori saranno amalgamati: non è un problema se la crema rimarrà liquida perchè, essendo a base di burro, basterà farla raffreddare e conservarla nel frigorifero che diverrà perfetta.

L’ho spalmata sul pane caldo… una delizia impagabile, altro che Nutella (che a me nemmeno piace)… sana, senza conservanti nè olio di palma, assolutamente economica e deliziosa!

Ora posso farcela ad interrogarlo un’ultima volta prima della verifica…

Ingredienti (confesso che io ho poi triplicato le dosi riducendo però un po’ il burro):

100 g. di zucchero

60 g. di nocciole

100 g. di cioccolato fondente

100 g. di latte intero

70 g. di burro

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Bimby/ Conserve/ Salse e sughi

Felpe e ketchup

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Iera sera ci siamo permessi un’uscita con degli amici, era una vita che non lo facevamo perchè i soldi non avanzano mai, ma ieri l’ho voluto , fortissimamente voluto perchè mi sarei trovata in compagnia di persone intelligenti e che apprezzo, perchè talvolta la vita bisogna un po’ godersela, specie in un periodo di forti ristrettezze come quello che la mia famiglia sta attraversando in questo periodo.

Per una sera mi sono sentita diversa, un po’ quella che ero anni fa, quando di soldini ce n’erano di più… un po’ di “movida” ogni tanto fa bene al cuore, ringiovanisce e fa ridere spensieratamente, specie se condivisa con le persone giuste: ci siamo gustati una cena a base di panino caldo, di quelli bellissimi e pienissimi che appena togli lo spiedino che li mantiene integri ti ritrovi il prosciutto caldo da una parte, il formaggio filante in piena fase di anarchia e i funghetti che scendono lungo le maniche, il tutto innaffiato da una birra paradisiaca….

La dura realtà è arrivata nuovamente oggi, quando al mio piccolo si sono strappati i jeans, quando non riuscivo a trovare i calzoni acquistati l’anno scorso, quando l’ho portato di corsa ad acquistarne degli altri, altrimenti domani sarebbe andato a scuola in boxer… il cucciolo ha visto la felpa dei suoi sogni, nemmeno eccessivamente dispendiosa, ma ho dovuto negargliela perchè 30 euro alla fine del mese proprio non me li posso permettere! Lui lo sa che già avere i jeans nuovi è una piccola vittoria, che non tutti se li possono permettere, ma vedere la delusione sul suo faccino davanti alla felpa negata mi ha spezzato il cuore….

Gliela regalerò appena lo potrò fare, ma nel frattempo ho provato a preparare, sperimentando, il ketchup, la sua salsina preferita, quella che mette dappertutto, che si spalma pure sul pane… almeno riuscirò a regalargli una cena speciale come quella della paninoteca di ieri!

Ci sono tante ricette in rete, ma ho voluto provarne una tutta mia, con un risultato abbastanza simile a quello originale, anche se forse un po’ più liquido; sono partita dalla salsa pronta perchè l’esperimento con i pomodori freschi è stato rimandato alla prossima estate, quando i pomodori saranno maturi e profumati.

Ingredienti:

1 cipolla

680 g. di passata rustica

30 g. di miele

60 g. di zucchero

10 g. di sale

100 g. di aceto rosso (il mio è molto delicato, quindi regolatevi con le dosi in base al tipo di aceto)

Procedimento:

tritare la cipolla e poi cuocere tutto sino a che i sapori non si saranno amalgamati… la prova è l’assaggio perchè è stato un esperimento e io l’ho fatto con il Bimby.

Nel caso usaste il Bimby: 30′ vel.1 a 100°C. (la cipolla ovviamente va tritata per prima)

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Autoproduzione/ Bevande/ Conserve/ Un po' del mio mondo

Colori di settembre e preludio d’autunno ♥

 

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I colori non sono solo colori, sono sensazioni ben precise e hanno un carattere proprio: il rosso è una patata bollente, il bianco è la morbidezza dell’ovatta, il marrone è morbidissimo e caldo, l’arancione non è solo solare, ma anche il colore dei boschi di ottobre, quando le foglie virano dal verde al giallo, per poi raggiungere punte di rosso fuoco come quelle del sommacco dei miei boschi.

Settembre detestato per decenni, foriero di un disagio profondo, del termine delle scorribande estive fatte di spiagge e discoteche, delle nuotate in notturna quando l’acqua è fluorescente sotto la luna piena, settembre da poco apprezzato grazie ad un nuovo amore nei confronti dell’autunno, caldo, romantico ed accogliente, stagione di riposo dopo gli eccessi estivi, il calore e il divertimento sfrenati.

Settembre, stagione di piccole coccole, di colori caldi e di tazze di the con i dolcetti, di passeggiate nei boschi con la famiglia, preludio di caldarroste con il vino novello e di di cioccolate calde con la cannella, settembre di fichi e di more, ma anche di bacche di sambuco, succose e scurissime, che ti lasciano le dita viola quando le raccogli, con cui fare la marmellata per le crepes o aromatizzare la grappa, ma questa volta ho dato la precedenza alle frequenti tossi invernali di mio figlio e ho preparato lo sciroppo, che è buonissimo da bere anche diluito con acqua e limone.

Il procedimento è semplicissimo e con poco lavoro ho fatto scorta di bottiglie per l’inverno, come una formichina, ma sarebbe stato un peccato non sfruttare questi preziosi doni di stagione che la natura ci offre!

Dopo aver sgranato le bacche le ho frullate molto velocemente e ho aggiunto metà dell’acqua prevista dalla ricetta e il succo di limone, poi ho lasciato macerare ventiquattrore in un contenitore di vetro coperto da un piatto; trascorso il tempo necessario alla macerazione, ho filtrato il liquido con un colino da the e solo a questo punto ho aggiunto il resto dell’acqua, lo zucchero e portato ad ebollizione, in modo da versare immediatamente lo sciroppo nei vasetti o nelle bottiglie precedentemente sterilizzati ed ottenere il sottovuoto capovolgendo il contenitore.

Un cucchiaio di sciroppo puro è ottimo per la tosse mentre, volendo preparare una bibita dissetante, diluire una parte di sciroppo con quattro di acqua, aggiungere del ghiaccio e una fetta di limone (io qui ho usato l’arancia).

Ingredienti:

200 g. di bacche sgranate

400 g. di acqua

100 g. di zucchero

il succo di mezzo limone

E’ stata bello e rilassante la preparazione di questo sciroppo, dopo aver sgranato una quantità non da poco di bacche, insieme ad un’amica che imparava da me il procedimento, con gli insetti che uscivano dal sacchetto facendo sobbalzare mio figlio (e anche la mamma che li doveva accompagnare sul balcone, lo confesso….), ma ridendo come pazze e, per una volta, pensando un po’ a noi stesse con calma e tranquillità, scambiandoci chiacchiere e piccoli segreti… sarà stata la rilassata atmosfera di settembre?

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Vi lascio con un po’ di buona musica, con uno dei brani che prediligo, in grado di riconciliarmi con il romanticismo che prelude all’autunno….

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Conserve

Feta sott’olio e profumi mediterranei

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Oramai da un po’ di tempo mi ritrovo ad ammirare dei foodblog con delle foto strepitose, ineguagliabili, spesso con delle ambientazioni country o shabby-chic che mi fanno impazzire e che, soprattutto, mi hanno riportata ai miei sogni di sempre, sogni che da tempo languivano nell’oblio…

Ho sempre desiderato vivere in campagna, in una vecchia casa in legno e pietra, in una di quelle case che i miei genitori definiscono ruderi, ma che a me affascinano tanto, con i muri spessi, con le travi a vista, con il camino e il tappeto rustico davanti, con il divano e la coperta di lana ecru, dove potermi coccolare nelle sere d’inverno, con un bel libro e una tazza di the bollente tra le mani.

Una casa immersa nei fiori a primavera e nel canto delle cicale nelle serate estive, circondata dall’orto dove poter coltivare insalata e pomodori che sanno di sole e non di vaschette di polistirolo, dove seminare i fiori nei secchi di latta, dove godere del profumo del basilico e della lavanda, dove far giocare dei bambini.

Mi vedo rilassata, in cucina, mentre preparo le conserve per l’inverno con le verdure raccolte nell’orto, mi vedo la sera, rannicchiata sul divano a chiacchierare con il mio amore mentre i bimbi giocano sul tappeto davanti al camino, mi vedo l’indomani, in sella alla bicicletta, mentre percorro le stradine inondate di sole.

Questa sono io, lontana anni luce dalla vita che realmente faccio e un po’ più vicina a ciò che cerco di essere, io che non ho una cascina, ma un appartamento di 70 mq., ho il mio amore e un bimbo solo perchè se lavori e non hai nessuno che ti aiuti sei costretta a limitarti, ho solo due balconi, ma l’orto e le erbe aromatiche non mancano mai!

Ho voluto anche fare la conserva, semplice semplice come insegnatomi da La Greg , una preparazione che mi ha permesso di conservare sott’olio l’ultimo frammento di vacanza rimastomi, un pezzettino di Grecia che ancora sbirciava dal frigorifero!

Lei ha religiosamente specificato le dosi da usare, io invece sono anarchica e sono andata completamente ad istinto, limitandomi a riporre in un vasetto di vetro, preventivamente sterilizzato, dei dadini di feta alternati a basilico, rosmarino e grani di pepe rosa e cospargendo il tutto, alla fine, con del buon olio greco; ora la conserva riposerà nel frigorifero per una decina di giorni prima di essere gustata come contorno o per uno sfizioso antipasto!

Ingredienti:

feta

rosmarino

basilico

pepe rosa in grani

olio evo 

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