Antipasti e stuzzichini/ Economiche

Un primo maggio per il lavoro e la democrazia

Ero solo una bambina che il nonno passava a trovarmi dopo aver sfilato nel corteo del primo maggio e, orgoglioso, mi regalava la cosa a lui più cara: il suo garofano rosso… e poi tranquillamente beveva il suo caffè con il “cicchetto”, il bicchierino di grappa, sempre nello stesso bicchiere, quello che ancora troneggia nella credenza della mamma.

Oggi il mio nonno non c’è più, sono decenni che non posso più godere della sua compagnia, eppure mi sembra ieri che sentivo il suo vocione tuonante nelle mie orecchie di bimba, mi sembra di aver appena trascorso un pomeriggio nel cortile di casa sua, a dondolarmi sull’altalena che aveva costruito con le sue grandi mani forti di contadino.

Il nonno non aveva studiato, ma aveva lavorato al porto, aveva coltivato la campagna, aveva fatto la guerra, aveva le scarpe enormi con le quali faceva chilometri perchè non guidava, non aveva mai preso la patente perchè era nato nel periodo delle carrozze a cavalli; io ho studiato eppure la mia laurea e il mio master sono nulla a confronto dell’intelligenza e dell’acume del nonno e chissà cosa direbbe se oggi sapesse che sto ticchettando parole in suo onore sul monitor di un computer (e che sarà mai un computer?…. già me lo sento… 🙂 ).

Il nonno sin da piccina mi ha insegnato il valore del lavoro, la forza delle mani e dell’onestà, un po’ come nel libro “Cuore”, in cui il muratorino lasciava una scia di vernice o di calce sul divano dell’amico, e questi veniva fermato dal padre nell’azione di ripulire, spiegando che il lavoro non è mai sudiciume perchè chi lavora lo fa per guadagnarsi la pagnotta.

Mai come quest’anno sento il primo maggio, con ribrezzo dinanzi alle attività che hanno voluto ugualmente tenere aperto al pubblico perchè ci sarà pure una crisi molto sentita, ma il dovuto rispetto ai lavoratori io  lo sento in maggior misura, conscia del fatto che un giorno di stipendio in più male non fa; quest’anno, forte del lavoro che svolgo, mi rendo conto che la democrazia è rimasta solo una parola stampata sulla Carta Costituzionale, a pari dell’enunciato “il lavoro è un diritto” perchè non faccio altro che ratificare licenziamenti palesemente travestiti da “riorganizzazioni economiche” non sottoponibili ad alcuna censura perchè le norme purtroppo ci legano le mani avvallando le porcate alle quali sono costretta ad assistere.

C’è uno svilimento di qualsiasi diritto, c’è un tentativo di imbrigliare qualsiasi libertà di pensiero, di opinione, di parola che fa paura e non è solo un modo di dire perchè a me questa dittatura silente spaventa davvero in quanto non dichiarata e che ancora ci fa credere di avere dei diritti: popolo italiano, svegliati e tira fuori gli attributi perchè con il sorriso stampato sui loro volti ci stanno fregando anche la libertà, perchè rendono il vivere quotidiano talmente complesso da scoraggiare chiunque, perchè stanno complicando il sistema scolastico per farci desistere dall’istruirci, perchè un popolo ignorante è facilmente manovrabile. Io sono nata libera e voglio vivere liberamente!

Ho scelto un piatto semplice, nemmeno è una vera ricetta, ma rappresenta il potere operaio: quanto si possa fare con un semplice tozzo di pane.

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Ingredienti:

200 g. di acqua

100 g. di latte intero

un cucchiaino di zucchero

una bustina di lievito di birra essiccato

250 g. di farina di grano duro

250 g. di farina di grano tenero

un cucchiaino di sale

olio evo q.b.

una manciata di sale grosso

mezza cipolla

Procedimento:

Impastare a lungo finchè l’impasto non si incorda: se avete l’impastatrice è perfetto, io ho usato il Bimby a vel. Spiga per 4 minuti, lasciar lievitare finchè l’impasto raddoppia e stendere su una leccarda ben oleata, successivamente forare la superficie con i rebbi di una forchetta, cospargere di sale grosso, ancora olio evo e della cipolla a fettine sottili. Infornare, preriscaldando, a 200°C per mezzora (io ho usato il ventilato mettendo nel forno una pentola d’acqua).

Io l’ho farcita con una fetta di prosciutto crudo delle mie zone (prosciutto del Carso), ma sta bene con qualsiasi insaccato, formaggio o mangiata tiepida così com’è.

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12 Comments

  • Reply
    carmen
    1 Maggio 2015 at 21:11

    Ciao Tatiana, la tua ricetta mi piace molto, è semplice e gustosa!
    Un caro saluto

    • Reply
      cucinaincontroluce
      1 Maggio 2015 at 21:51

      Ciao Carmen, è una ricetta talmente banale che è quasi da vergognarsi a pubblicarla, ma mi sembrava fosse un simbolo semplice e saporito per rappresentare quella che per me rimane sempre la festa operaia per eccellenza.
      Un bacione!

  • Reply
    Marirò
    2 Maggio 2015 at 22:18

    Splendido il ricordo di tuo nonno, meno splendido, anzi drammatico,ma vero, ciò che scrivi nella seconda parte del post. E “il tozzo di pane” chiude perfettamente questo post che vuole esaltare la dignità dell’uomo, fatta anche di lavoro.
    Un abbraccio,
    Marirò

    • Reply
      cucinaincontroluce
      2 Maggio 2015 at 23:16

      Ce ne fossero di più di persone come noi che hanno chiara la visione di dove ci stanno portando… vi sarebbe più potere in mano al popolo, ma purtroppo vi sono sempre più individui e meno persone e questa mancanza di coesione e di empatia sono un danno per tutti, anche per coloro i quali credono nell’inscindibile rapporto tra democrazia e unità tra la gente.

  • Reply
    Francesca P.
    3 Maggio 2015 at 23:30

    Quanto mi dispiace non avere più accanto nessun nonno, ci sarebbero così tante cose da dire, raccontare, imparare… storie di vita, vita vera, sudata e faticosa, fatta anche di momenti duri ma piena… e i loro valori oggi sarebbero ancora più preziosi in un mondo pazzo, che frana e non protegge… e ci lascia tutti un po’ impauriti, senza grandi punti fermi, in balìa dell’incertezza che spesso si riflette proprio sul lavoro, eh sì… ci sono cose che non capisco e non capirò mai della politica, e del “sistema” che impera e per questo adoro la cucina… perchè semplice, leale, non inganna nè illude e ti dà indietro quello che le dai…

    • Reply
      cucinaincontroluce
      4 Maggio 2015 at 21:16

      Nemmeno io ho più i nonni, ma quello materno mi è rimasto nel cuore come se mi avesse lasciata ieri perchè era una gran persona, ricca di umanità e di personalità, di quelle che ti rimangono “stampate dentro”, è stato uno dei miei punti fermi nell’infanzia ed è incredibile di come sia riuscito ad infondermi determinati valori nonostante la tenera età che avevo; ce ne sarebbero voluti di più di nonni come lui, forse il mondo non andrebbe a rotoli così come sta andando, perchè io che nella politica ci vivo a causa del lavoro la sto rifiutando giorno dopo giorno… una volta la politica la si faceva per passione, per ideologia, per valori intrinseci in chi la sceglieva come impegno, oggi invece è solo ancorata al potere ed alla sicurezza di uno scranno su cui sedere (e dormire, spesso….).
      Un bacio cara cuochina leale!

  • Reply
    Silvia
    5 Maggio 2015 at 19:12

    Tatiana mi sono persa nei tuoi racconti, lo ammetto… I nonni davvero sono o erano la nostra memoria storica, di un’epoca andata, di lavoro e sacrifici, di rivalse… Non so se i nostri nipoti potranno dire lo stesso di noi… Ti abbraccio

    • Reply
      cucinaincontroluce
      5 Maggio 2015 at 20:52

      Io la nuova generazione la vedo perduta nell’egocentrismo e nella maleducazione, ma continuo a battermi affinchè la memoria storica dei miei nonni (e dei miei genitori, di riflesso) venga tramandata a mio figlio… per ora ammetto che i miei insegnamenti stanno attecchendo e sapere che anche un solo bambino di oggi sarà un adulto con degli ideali domani… beh, penso che sia un passo verso la differenza! Mio figlio sbaglia come tutti, ma quando lo vedo combattere contro i compagni per far valere i suoi principi di tolleranza verso i diversi e di empietà verso i deboli allora so che qualche speranza c’è poichè sono certa che da qualche parte ci saranno degli altri ragazzini come lui che potrebbero dare il buon esempio. Perchè c’è tanto bisogno di buoni esempi.
      Un abbraccio cara Silvia!

  • Reply
    Laura e Sara Pancettabistrot
    6 Maggio 2015 at 21:58

    Tatiana, che bellissimo post …le tue parole suscitano profonde riflessioni. Tuo nonno mi ricorda tanto il mio, anche lui ha fatto la guerra, ha lavorato nelle ferrovie e nei campi e ha tirato su la casa con le proprie mani,mattone dopo mattone, crescendo con mia nonna 5 figli… se n’è andato che ero ancora piccola, ma mi sono rimasti molti ricordi di lui.
    Sai, ho iniziato da poco la pratica da consulente del lavoro e so già che assisteró alle tante ingiustizie di cui parli…vedo dappertutto un senso di sfiducia e di arresa di fronte a questo stato delle cose, a questa assurda burocrazia italiana ed è davvero triste . Spero proprio che ci sia un futuro migliore nel nostro Paese!
    Un grande abbraccio!
    L.

    • Reply
      cucinaincontroluce
      6 Maggio 2015 at 22:42

      Questo era il “Nonno Gigi”, che viveva in collina e scendeva in città e al porto più volte al giorno, sempre senza alcun mezzo di trasporto, così come la “Nonna Tona”, un donnino di forse cinquanta chili che scendeva in città più volte arrancando con la spesa, che coltivava la campagna e allevava gli animali, che faceva tutto il bucato a mano, che preparava la pasta all’uovo tutti i giorni; il nonno quando, prima dell’ora di pranzo, accendeva la radio sintonizzandosi su Radio Capodistria, metteva il volume a palla non appena trasmettevano “Bandiera Rossa”, cantando a squarciagola a tal punto che penso lo sentissero sino a valle! I nonni facevano parte del gruppo linguistico sloveno e quando parlavano con la mamma mi facevano impazzire perchè seguire i loro discorsi era una faticaccia! Però la sua saggezza faceva sì che potessi mangiare quando ne avevo voglia, in barba agli orari fissi dei pasti, come anche che potessi bere il mosto quando con lui mescolavo i fondi della vendemmia: se ciò accadesse oggi si griderebbe allo scandalo, eppure con la sua saggezza non sono diventata nè alcolizzata nè mi sono mai ubriacata.
      Io lavoro per aiutare in prima battuta chi non ha voce, chi non sa da dove iniziare per far valere i propri diritti, chi un avvocato non se lo può permettere e spesso ho le mani legate perchè le recenti norme sono state plasmate ad uso e consumo di tutti tranne che delle categorie deboli: ne vedrai di situazioni allucinanti… e allora ci scambieremo ricette e consigli normativi 😉
      Vi abbraccio pancettine belle, a te futuro CdL e alla mammina bella! 🙂

  • Reply
    Margherita
    7 Maggio 2015 at 14:14

    Cara Tatiana, é sempre un piacere venire qui e leggerti… un piatto povero, ma ben arricchito da parole stupende e da ricordi ancora più intensi. Un abbraccio.

    • Reply
      cucinaincontroluce
      7 Maggio 2015 at 21:29

      Ciao Margherita, per me invece è sempre un piacere quando passi a trovarmi e, come vedi, questa volta il commento è stato visualizzato senza i problemi della volta scorsa! Eh, la Francesca mi ha definita una “paroliera” e forse è vero perchè sono riuscita a chiacchierare mezz’ora intorno ad un tozzo di pane anche questa volta (però il discorso è bollente e ci tengo parecchio…).
      Un bacio 🙂

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