Browsing Category

Viaggi

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Recoaro Terme, la tristezza per una cittadina abbandonata

Ci siamo arrivati solo a seguito dell’interesse di mio marito per la storia, trovandosi a Recoaro un bunker molto ben mantenuto che lo incuriosiva da tempo. Lui è un grandissimo appassionato di storia, io l’ho sempre detestata ma delle volte mi adatto, sia mai che impari qualcosa, quindi anche questa volta l’ho seguito di buon grado.

Non ho alcuna intenzione di soffermarmi su quelle che sono reminescenze belliche, sia per il sopra citato odio per la storia, sia e soprattutto per la mia repulsione verso tutto ciò che ci riporta ad episodi di violenza, tuttavia se siete di passaggio vale la pena apprendere almeno un’infarinata di ciò che è accaduto in queste zone nel corso del secondo conflitto bellico e del motivo per il quale è stata scelta questa località per costruirvi un bunker.

A metà di settembre 1944 Recoaro Terme divenne sede del Gruppo d’Armate C tedesche in Italia guidate dal feldmaresciallo Albert Kesselring, sia per motivi logistici (facilità di fuga verso la Germania, abbondanza di strutture alberghiere, luogo non cruciale per interessi bellici e quindi teoricamente non interessante per eventuali attacchi), sia per la necessità di Kesselring di poter usufruire di cure termali.
Ad oggi il bunker è mantenuto molto bene grazie al volontariato e costituisce una visita gradevole, nonostante l’abbigliamento un po’ teatrale degli addetti, acconciati con abiti replica rispetto agli originali dell’epoca; l’accesso è gratuito e si basa esclusivamente su donazioni volontarie.

Tanto curata appare questa visita quanto in condizioni disastrose si trova la cittadina, luogo a mio avviso di grandi potenzialità ma abbandonato a se stesso, con tutti i centri termali chiusi, vecchi alberghi barricati e fatiscenti e case disabitate da innumerevoli anni, dalle insegne sbiadite e i ballatoi arrugginiti.

Mi è davvero dispiaciuto vederla così, ferma al lustro appannato di cinquant’anni fa, almeno a giudicare dallo stile edilizio, nonostante la potenziale ricchezza data dall’acqua termale e dallo stabilimento dell’acqua minerale che, con un po’ di investimento, potrebbe divenire davvero un piccolo impero, eppure ho notato una trascuratezza davvero desolante, non so nemmeno se imputabile ad una amministrazione comunale poco interessata in quanto si tratta di un degrado evidentemente di lunga data.

Nonostante tutto gli aperitivi del bar Divine sono spettacolari!

Vi lascio un paio di scatti del bunker e ci rimettiamo in viaggio per la prossima tappa.

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Gironzolando in Veneto: Follina

Il piazzale antistante la chiesa in un momento intriso di poesia tra il cessare della pioggia e il sole in controluce

Dopo la bellissima visita al mulino che vi ho descritto nel precedente post abbiamo fatto ancora qualche chilometro per raggiungere Follina, considerata uno dei più bei borghi d’Italia e sede di un bellissimo complesso abbaziale.

Santa Maria di Follina – Abbazia Cistercense (sec. XII – XIII)

Il primo insediamento monastico fu quello benedettino, risalente a prima dell’anno 1000, successivamente sostituito dall’Ordine cistercense nel 1146, ma solo a seguito della donazione attuata da Sofia di Camino nel 1170 il monastero follinese iniziò ad ampliarsi sino ad arrivare alle dimensioni attuali, tanto da essere considerato tra i più insigni e meglio conservati a livello nazionale.

L’attuale chiesa trecentesca, in stile romanico gotico, fu preceduta da una badia benedettina e da un’altra chiesta cistercense del XIII secolo, infatti non tradisce la regola cistercense che fa sì di essere orientata con la facciata a ponente e l’abside a levante.

Non mi dilungo in descrizioni architettoniche nonostante la mia passione per tutto ciò che è arte, tuttavia degni di nota sono l’ancona in legno dorato posta sull’altare maggiore, imitazione di quella sita a Venezia in S. Zaccaria, nonché lo splendido chiostro romanico, luogo di pace e serenità, decorato da una serie di colonne, diverse tra di loro, nonché ricche di movimento grazie alla diversità di capitelli che le sovrasta, fregiati da mascheroni, civette, galli, pale e croci greche.

Lo sviluppo del borgo è collegato anche alla presenza del lanificio, oggi dismesso e sede degli uffici comunali, tant’è che i monaci si dedicarono con zelo agli impianti dei pannilana e alla bonifica della zona di origine lacustre.

Ancora oggi il palazzo è circondato dalle acque provenienti dalla sorgente di S. Scolastica che confluiscono a formare il fiume Follina; la tradizione vuole che fossero stati proprio i monaci benedettini, nel XII secolo, ad intitolare la fonte a Santa Scolastica, sorella di San Benedetto, fondatore dell’ordine, sostituendola quindi al nome di una divinità pagana.

Il vecchio lanificio
Il vecchio lanificio
La sorgente

La visita dura meno mezza giornata anche se fatta con tutta la calma possibile, alla fine si tratta di un piccolo borgo, ma sono del parere che anche queste piccole vacanze possano farci conoscere alcuni angoli del nostro paese, piccoli gioielli che pochi si prendono la briga di esplorare ma che ci permettono di conoscere meglio la storia e l’arte del territorio che ci circonda.

Ora ci dirigiamo verso Recoaro, che da quanto ho capito non sembra offrire molto, tuttavia c’è una tappa storica che interessa a mio marito e che quindi non possiamo assolutamente perdere. A domani!

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Refrontolo e il Molinetto della Croda

Già il viale d’ingresso preannuncia la cura per i particolari

Tra mille ricette ancora in archivio e pronte per la pubblicazione sono di nuovo in giro con Luca, Bubu e Margot sul nostro fedele Chewbecca a scoprire le bellezze del nostro paese. Siamo riusciti a scavare qualche giorno libero dal lavoro decisi ed investire questo breve periodo nella scoperta dei territori più vicini alla nostra regione, scegliendo ovviamente il Veneto (“ovviamente “ perché le alternative sono tutte da espatrio vista la collocazione della regione in cui vivo).

La ruota del mulino

Venerdì mattina carichiamo due borse di spesa e uno zaino a testa e saliamo sul camper: destinazione Refrontolo! Mai sentito vero? Nemmeno io ad essere onesta, ma mio marito riesce a scovare dei buchi incredibili che nemmeno Google Maps…

La macina

Dire bello è riduttivo, si tratta di una piccola chicca incastonata nella valle del Lierza, un angolo estremamente suggestivo della Marca Trevigiana, tra immense distese di vitigni che ogni anno regalano le più deliziose bottiglie di Prosecco e di Marzemino. Si tratta di un bellissimo esempio di architettura rurale del XVII secolo che ha subito una serie di periodiche fasi di costruzione: le fondazioni della primitiva costruzione poggiavano sulla nuda roccia, da qui il termine “croda”, poi in seguito vi furono degli ampliamenti che consentirono di ricavare i locali idonei a fornire una decorosa dimora alle famiglie dei mugnai che si sono avvicendati nel corso degli anni. L’ultima farina venne macinata nell’anno 1953, per venire successivamente abbandonato ed acquistato dal Comune di Refrontolo solo nel 1991, che ne ha curato un ammirevole restauro ridando lustro agli ambienti abitativi come della macina, oggi nuovamente funzionante per la produzione della cosiddetta “biava” (la farina di mais).

La croda, parte pietrosa negli anni utilizzata per la conservazione delle botti di vino

Vi lascio una carrellata di scatti: se doveste passare da queste parti non rinunciate a visitare questo gioiello, basta una mezz’oretta per visitarne ogni parte e poi sarete liberi di rilassarvi con un bel calice di vino del Valdobbiadene!

Salendo al piano superiore
La camera da letto sfruttava il calore degli animali ospitati nella stalla sottostante mentre il tetto permetteva un costante sgocciolamento di acqua piovana

A domani per un’altra tappa di questo breve viaggio che, inaspettatamente, si sta rivelando un concentrato di piccole bellezze inesplorate.

Viaggi

Offagna, ancora un po’ di bellezza prima del ritorno a casa…

Siamo arrivati all’ultimo giorno di questa breve vacanza, ancora poche ore a disposizione per godere della bellezza di questi luoghi incantevoli, ma finalmente il tempo ci grazia regalandoci un sole meraviglioso ed un cielo terso e spazzato dal vento.

In pochi minuti da Osimo raggiungiamo Offagna, piccolo borgo arroccato sulla sommità di un colle e iscritto al club “I borghi più belli d’Italia”: si tratta di un paese in merito al quale non ho rinvenuto molte notizie storiche, se non che sotto la giurisdizione anconetana questo borgo divenne uno dei castelli di Ancona (che erano pressappoco una ventina), pertanto tra il 1454 e il 1456 venne eretta l’attuale rocca avente la funzione di difendere il confine del fiume Aspio.

Ed è stata proprio la rocca ad attirare la nostra curiosità, perfettamente conservata ed ospitante un museo ricco di armi, armature ed oggettistica risalente a varie epoche, anche se personalmente sono stata attratta precipuamente dalla sezione dedicata all’oggettistica domestica.

La rocca si visita molto bene grazie ad un Ipod dato in dotazione che permette una maggiore comprensione del tutto in totale leggerezza e senza troppe nozioni teoriche che appesantirebbero l’ascolto, inoltre la visita è stata fatta anche insieme alle nostre cagnoline evitandoci di doverla fare a turno come spesso capita.

Dalla sommità del mastio si apre una vista che riempie lo sguardo di bellezza e il cuore di pace… la condivido con voi, abbiatene cura!

Prima di ripartire ed imboccare l’autostrada che ci porterà a casa visitiamo ancora qualche chiesa del borgo: voglio farvene conoscere una, la chiesa di S.Lucia, piccolissima e ricca di decorazioni policrome, una chicca che mi lascia nel cuore l’ultimo sprazzo di bellezza!

Chiesa di S.Lucia

Quest’ultima tappa l’ho vissuta in tutta leggerezza, senza troppe nozioni a sostegno di quanto visitato, ma solo per il piacere di passeggiare sotto il sole in un borgo bellissimo ed è con questo spirito che la condivido con voi: godetevi gli scatti e rilassatevi… magari traendone spunto casomai capitaste da quelle parti.

Questo post esce che sono già rincasata, ma ieri mi sono fatta Ancona – Trieste tutta una tirata e sinceramente sono arrivata stanchina… ci vediamo alla prossima volta, pronti con lo zaino sulle spalle!

Viaggi

Osimo, una città sottosopra

Una delle porte della città
Particolare della porta

Vi ho lasciati ieri sera che eravamo appena arrivati all’area sosta camper di Osimo, tra l’altro completa di tutto e totalmente gratuita, vi ritrovo stamani pronta e piena di voglia di scoprire Osimo, finora citata solo sui libri di scuola in occasione del triste trattato che ha demolito le terre circostanti la mia città creando tanto dissenso e tanto odio tra la gente “al di qua e al di là della frontiera”.

Iniziamo con una ripida salita che ci accompagna sino al modernissimo “tiramisù”, l’ascensore che ci accompagna nel cuore del centro storico racchiuso tra le secolari mura di tufo e da lì iniziamo a scoprire questa città, molto dog friendly oltretutto (potevano mancare le codine del mio cuore?), che si snoda tra saliscendi continui di arenaria, dove nemmeno una piazza è completamente in piano. Fondamentalmente è un centro da vivere, da passeggiarci con il naso all’insù ad ammirare i palazzi, le chiese, senza aspettarsi visite turistiche impegnative come quelle che abbiamo affrontato ieri a Recanati… qui è tutto da vedere, da osservare camminando, un’occhiata alla storia che circonda il passante e un’altra alla guida turistica per carpirne almeno un po’ di storia.

Angoli ocra di tufo tra mille stradine

Notevole il Santuario di San Giuseppe da Copertino, recante nei sotterranei il corpo del santo patrono nonché un piccolo museo molto curato, senza per questo tralasciare Palazzo Campana, già sede di un nobile collegio, o il Palazzo Comunale oppure il Duomo, ovviamente, ampio e molto curato, impreziosito da alcune cappelline laterali coloratissime ed incantevoli.

Il Duomo di San Leopardo
Cappelle laterali ricche di colore
La cripta
Non solo vicoli ma anche tanto respiro su una zona verde e bellissima

Prima però di uscire dalle possenti mura per incontrare la Fonte Magna va assolutamente considerata una visita ai sotterranei, costituiti da una rete di cunicoli e grotte scavati nel tufo, una sorta di labirinto parallelo al mondo di superficie che videro utilizzati i propri vani in molteplici maniere, da quelle più legate alle funzioni di culto a quelle pratiche di magazzinaggio sino a quelle di rifugio antiaereo nel corso del periodo bellico. Molte di queste gallerie (pressapoco trecento metri su dodici chilometri) sono attualmente visitabili, pur se presentanti muri divisori in quanto molte di esse sono collegate a svariate abitazioni, costituendo, nella rappresentazione della cittadina, una sorta di mondo alternativo sottosopra e quasi un ossimoro rispetto alla modernità che ci accolti nel raggiungere il centro storico.

Immergendosi nei sotterranei
Tra mille pozzi infiniti ed inquietanti
Immagini votive incise nel tufo
E ancora un labirinto di gallerie

Questa giornata si chiude nell’attesa dell’ascensore che ci riporterà all’area di sosta, mentre con un po’ di malinconia osservo la città più moderna sotto di noi e noto la moltitudine di ragazzi che, allo scendere della sera, stanno raggiungendo i localini del centro per trascorrervi il sabato sera mentre noi, oramai stanchissimi, rientriamo alla base (ma con tanta voglia di fare serata).

Scendiamo o facciamo serata? 🤣

A domani per l’ultima breve visita prima del rientro a Trieste!

Viaggi

Recanati, terra d’arte tra i colli marchigiani

L’accesso al borgo per il tramite dell’ascensore che collega il parcheggio al centro.

Siamo nuovamente on the road dopo mille rinvii ed altrettanti ripensamenti, tra tentativi di partenza ed altrettante complicazioni lavorative, e questa volta percorriamo il nostro paese per godere delle bellezze della terra in cui viviamo. Quando scendiamo verso le regioni centrali il cuore mi fa mille saltelli di gioia rammentando buona parte delle mie origini e questa volta abbiamo deciso di affrontare anche uno dei miei scogli scolastici, con la volontà di riaffacciarmi agli angoli bui dell’adolescenza con la maturità dell’età adulta… ed eccomi nella città natale di Giacomo Leopardi, mio incubo personale delle scuole superiori, ma anche di quel genio del canto che fu Beniamino Gigli, voce che mi riporta sempre il cuore alla mia mamma che cantava tutto il giorno con un’intonazione perfetta ed una melodia incantevole.

Piazza Leopardi

Abbiamo raggiunto la cittadina nel tardo pomeriggio, in un’atmosfera surreale grazie al tramonto che tingeva di arancione i colli sfumati dalla nebbia, affacciandoci alla poesia dal parapetto del parcheggio che ci ha accolti per trascorrervi la notte (eh sì, sempre in camper!) e godendo di una pace assoluta sino all’indomani.

Il giardino dell’Infinito

Dopo una breve passeggiata esplorativa della cittadina, curata e pulitissima, abbiamo raggiunto la Casa Leopardi per la visita al museo e alla casa, accodandoci ad una classe del liceo linguistico, un gruppo di diciottenni educatissimi che ci hanno accompagnati per tutta l’ora di una visita stupenda, sotto l’egida di una guida assolutamente eccezionale che ha tenuta alta l’attenzione e regalandomi l’immagine di un Giacomo Leopardi autentico e ben diverso dagli stigmi didattici. Insomma quasi quasi ho cambiato idea in merito ai mattoni impostimi da una scuola delle volte noiosa e pedante.

La casa di Teresa Fattorini, alias Silvia
L’unica porzione fotografabile della casa del Leopardi
Ricordi di gioventù 😂
L’edificio in cui lavorava Silvia e perfettamente visibile dalle finestre di casa di
Leopardi
Sagome a ricordo del “Sabato del villaggio”

Dopo essermi vista pressoché tutte le chiese aperte, con tutto il rispetto per la Cattedrale di S.Flaviano, bella ed austera, mi sono letteralmente innamorata della chiesa di S.Anna, strettamente legata alla tradizione di Loreto, che ebbi modo di conoscere parecchi anni addietro.

Chiesa di S.Anna, piccola e meravigliosa e con riferimenti alla Casa di Maria sita a Loreto
Ulteriore riferimento alla Casa di Maria in quanto si narra vi venne traslata da Nazareth dagli angeli
Parte del portale

Potevo trascurare un altro cittadino recanate insigne? Io che vivo per la musica non avrei mai saltato un omaggio al sepolcro di Beniamino Gigli, quindi l’ultima fatica l’ho riservata alla ricerca del cimitero, ma ci tenevo davvero… ho amato la sua voce nonostante la mia età avrebbe potuto ragionevolmente escludere tale possibilità.

Lo so, questo è un tocco macabro, ma non potevo mancare il sepolcro di Beniamino Gigli

Nel corso del tardo pomeriggio, quando le ombre hanno iniziato ad allungarsi tingendo di un rosso intenso la sagoma del Conero, siamo rientrati alla base per spostarci ad Osimo, dandovi l’arrivederci a domani!

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Fortezza di Hohenwerfen, un gioiello tra i monti

Ritornando verso casa, quindi faccio un salto temporale all’ultimo giorno di questo bellissimo fine settimana, abbiamo optato per rifare una tappa già percorsa più di vent’anni fa, un po’ perché io non ricordavo nulla e un po’ per la curiosità di ritornarci.

A dire il vero abbiamo avuto l’occasione di poter godere di una visita completa ed approfondita, lontana anni luce da quella precedente, quindi ho pensato di condividerla con voi quale tappa da non perdere.

La fortezza venne edificata dall’arcivescovo Gebhard Graf von Helstein (1060-88) nel corso della lotta per le investiture tra Impero e Papato, insieme con le fortezze Hohensalzburg e Freisach: l’aspetto era molto semplice, si trattava di una costruzione non molto estesa e circondata da una semplice recinzione lignea.

Aspetto originario dell’attuale fortezza

Nel periodo tra il 15060 e il 1586 intervenne l’opera dell’arcivescovo Johann Jakob von Kuen-Belasy, considerato il secondo costruttore del complesso a seguito della ampie trasformazioni apportate, della costruzione del nuovo arsenale, della torre della cappella e della torre campanaria, gettando le basi per la vera fortezza con l’aspetto odierno, che è tale dal XVI secolo.

Le casematte, utilizzate quale deposito alimentare
Ricostruzioni nelle casematte

Successivi importanti cambiamenti sono riconducibili al periodo tra il 1125 e il 1145 quando l’arcivescovo Konrad von Abensberg ne fece ampliare il perimetro e fece erigere le mura fortificate. Successivamente tra il 1519 e il 1540 l’arcivescovo Mattäus Lang von Wellenburg provvide ad effettuare alcuni interventi riparativi ma in maniera alquanto sbrigativa.

Alloggio della guardia

Purtroppo nel corso degli anni un incendio provocò dei danni irreparabili, incendio originato quando Rupert Schweiger, custode del castello, mise in funzione l’affumicatoio generando accidentalmente una scintilla che appiccò le fiamme al pavimento in legno e, mancando l’acqua, il disastro avvenne in pochissimo tempo. Accorsero quindici unità di vigili del fuoco dei dintorni, trenta pionieri da Salisburgo e molti volontari per cercare di salvare qualcosa pompando l’acqua dalla Salzach, ma il palazzo, il campanile e la casa del cappellano andarono completamente a fuoco, con la conseguente perdita di molti pezzi d’antiquariato e di opere d’arte.

Ricostruzione di un processo per stregoneria, che ci riporta alla mostra sulla magia

Nel 1898 la fortezza, oramai in rovina, venne rilevata dall’arciduca Eugenio d’Austria, che la fece rinnovare trasformandola in una residenza principesca, ricca di collezioni di opere d’arte e di armi. Nel periodo più difficile egli provvide a far ricostruire gli oggetti andati distrutti secondo antichi modelli, ma per finanziare l’impresa, dovette vendere molti pezzi d’antiquariato. Tale ricostruzione terminò nel 1932, anno in cui si ebbe una cerimonia inaugurale nel cortile della fortezza.

Mostra relativa alla farmacopea della magia bianca
Mandragola
Sezione dedicata ai riti voodoo
Tristi strumenti di tortura

Ad oggi il maniero è assolutamente stupendo, curato nei minimi particolari e visitabile sino alla campana della torre, inoltre ospita una bellissima mostra “Mythos Jackl”, dedicata alla contrapposizione tra magia bianca e magia nera, oltre ad una breve esposizione dedicata al lungometraggio “Là dove osano le aquile”, in quanto venne girato proprio alla fortezza, pur se con qualche lieve libertà espositiva.

Piccola esposizione cinematografica
Qui si evidenzia come nel film sia apparsa una funivia al posto della funicolare
Locandina
Oggetti utilizzati nel corso delle riprese
Viaggi

Un fine settimana tra treni e castelli

Le vecchie vaporiere hanno sempre il loro fascino con la loro lentezza cadenzata dalle bielle…

Probabilmente state pensando io abbia chiuso la cucina e mi sia dedicata unicamente al “zuzzurellaggio”… forse dovrei rinominare il blog “Viaggi in controluce”, ma è giusto vi spieghi come non sia assolutamente indirizzata verso un cambio di direzione bensì mi trovi in una fase transitoria.

Gli interni delle macchine sono visibili

Dopo vent’anni di difficoltà a causa di un problema metabolico che mi ha causato parecchi guai collaterali, finalmente un medico mi ha ascoltata e sto trattando la causa di tutto questo scompiglio, chiaramente seguendo un’alimentazione mirata e quindi, per la mia salute mentale, non cucino alcuna prelibatezza che mi sia proibita. Essendo comunque questo il mio angolo nel quale stare con voi a chiacchierare di tutto ho scelto di raccontarvi una parte della mia estate, in maniera tale da potervi anche suggerire qualche meta interessante e diversa dal solito (in attesa di ritornare ai fornelli).

Con la possibilità di sbirciare la meccanica

Siamo riusciti a ritagliarci un fine settimana lungo e, a bordo del nostro Chewbecca (che oramai conoscete), abbiamo raggiunto Golling, piccolo centro carinissimo del Salzburgerland e poco distante da Salisburgo, scegliendo questa volta di soggiornare in un campeggio per poterci rilassare al massimo, complici anche i prezzi estremamente contenuti che l’Austria propone.

La prima visita che abbiamo programmato è stata al museo ferroviario di Freilassing, sito nella vicina Baviera, non molto grande ma curatissimo e seguito da alcuni anziani volontari disponibili a tutte le spiegazioni ed approfondimenti possibili.

Ecco come il carbone arriva alla caldaia

Già il primo impatto mi ha colpito in quanto, all’ingresso, sono posizionati dei piccoli “ICE” (tipo di treno, per i meno esperti) cavalcabili e a misura dei più piccoli, che ovviamente fa capire l’attenzione che viene loro rivolta.

Per i più piccini

Le macchine esposte vanno dalle prime vaporiere ai locomotori, dalle macchine da lavoro a quelle magnetiche, spesso lasciando a vista la meccanica interna e permettendo un’occhiata agli interni mediante l’ausilio di scalette metalliche.

Qui già siamo ai locomotori

Io sono sempre stata appassionata di treni quindi non faccio testo ma il profumo di ferrovia che vi ho respirato mi ha riportato il cuore a quand’ero una bambina e il mio papà, macchinista delle ferrovie, se lo portava addosso.

La cura che ho incontrato nella gestione di questa chicca mi è stata confermata anche dall’invito rivolto ai visitatori di posizionarsi sulla piattaforma di manovra per farsi trasportare da un binario all’altro alla stregua di una macchina da spostare… un’esperienza meravigliosa gradita sia ai bimbi che agli adulti!

Tutti pronti per le manovre da un binario all’altro?

Vi lascio alcuni scatti tra le decine che ho nel telefono… e se vi capitasse di trovarvi in zona prendete in considerazione questo viaggio temporale nel mondo dei trasporti!

E noi ci rivediamo appena arriveremo ad un delizioso castello!

Viaggi

Verso la prossima avventura! – giorno 19

Stiamo tornando verso casa da tre giorni, purtroppo tra cantieri ed incolonnamenti la strada dai Pirenei a casa è piuttosto lunga, quindi ci siamo dovuti scostare dal piano originale di fermarci all’area di sosta di Soave per sostare a Desenzano del Garda.

Bubu e la sua passione per i ciottoli bagnati
Cigni

Appena parcheggiati scendiamo al lago per fare quattro passi con le cagnette, cogliendo un meraviglioso tramonto e passeggiando con l’acqua alle ginocchia… un sollievo dopo tanto calore!

Nessuna avventura, solo pochi scatti densi di poesia e la promessa di condividere presto una nuova esperienza!

A presto!

Arte, storia ed architettura/ Viaggi

Villerouge-Termenès… siamo agli sgoccioli! – giorno 18

La chiesa, purtroppo chiusa
Il castello

Oramai il nostro viaggio cataro volge al termine quindi, sulla strada del ritorno, abbiamo fatto una breve tappa per visitare un ultimo castello vicino alla piazza in cui abbiamo dormito.

L’ingresso

Il borgo è piccolissimo e delizioso e il castello del XIII secolo è un bel esempio di architettura militare medievale, proprietà degli arcivescovi di Narbonne fino alla Rivoluzione Francese ed interamente restaurato nel 1990 ad opera dell’amministrazione comunale.

Gli interni
Ricostruzione della vita del castello
Ancora ricostruzioni
Il cammino di ronda

Non ho molte notizie in merito, a parte la curiosità che nei pressi dell’edificio venne bruciata l’ultima resistenza catara, dando quindi anche un senso di compimento del nostro viaggio e dell’ultima tappa.

Vi lascio con un po’ di scatti del borgo, lontano dalle rotte turistiche e molto bello!

This site is protected by wp-copyrightpro.com