Abruzzo/ Viaggi

Sosta a Campo Imperatore per godere del fascino del Gran Sasso e capatina a Navelli, patria dello zafferano.

Una panoramica di Campo Imperatore con, sullo sfondo, l’osservatorio astronomico.

Oggi è il gran giorno in cui affrontiamo la lunga e ripida salita al Gran Sasso, immerso nelle nubi e nell’atmosfera rarefatta: la strada è sicuramente impegnativa ma ne vale la pena nonostante, arrivati a Campo Imperatore, non vi sia nulla di concreto da fare se non delle escursioni; noi lo raggiungiamo mossi dal consueto interesse storico di Luca in quanto in tale località è ancora intatto, seppur barricato, l’antico hotel nel quale venne tenuto prigioniero Adolf Hitler, mentre io, assolutamente disinteressata alla storia (se poi si parla di elementi del genere me ne sto ancor più alla larga) sono sempre affascinata dalle vette più alte e dall’atmosfera rarefatta che vi si respira.

Le pupette sulla neve.
La prima volta per Milly.
E Margot, cane caloroso, che se la gode.

A Campo Imperatore sorgono unicamente la stazione della funivia, viste le piste che costellano il sito, l’Osservatorio Astronomico e il giardino botanico alpino, nonchè una piccola cappella rigorosamente chiusa; esso sorge tra i 1500 e i 2100 metri s.l.m. nel cuore del massiccio del Gran Sasso, in provincia se L’Aquila, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso. L’altopiano è il più vasto degli Appennini e si estende su un territorio di circa 75 metri quadrati e ancor oggi è conosciuto quale “Piccolo Tibet”, termine coniato dall’alpinista Fosco Maraini.

Lo storico albergo abbandonato.
La location delle riprese.

Me lo sono goduto appieno, per poi fermarmi lungo la strada del ritorno, nel punto in cui vennero girate alcune scene del film “…Continuavano a chiamarlo Trinità “, per rimanere in materia cinematografica e proseguire con continuità il post di ieri… abbiamo fatto una lunga sosta per il pranzo e vi assicuro che mangiare affacciati a tanta bellezza e alla natura incontaminata non ha davvero prezzo! Nel pomeriggio ci siamo recati a Navelli, patria dello zafferano, nonostante non sia questa la stagione della fioritura, ma unicamente in quanto considerato uno dei borghi più belli d’Italia: abbiamo percorso qualche centinaio di gradini incontrando solamente alcune case molto ben restaurate che, sono certa, all’interno devono essere state dei gioielli di architettura e di arredamento, ma nulla di più, un borgo morto, tutte le serrande abbassate e nessuna traccia della decantata bellezza, assolutamente non curato dal punto di vista turistico.

Alcuni scorci del borgo.

A questo punto abbiamo tirato diritto sino a L’Aquila vista la possibilità di sostare in un’area camper nei pressi del centro, ma di questo ne parliamo domani!

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