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Islanda – giorno 8: Pjodvegur, Diamond Beach, Kirkjubæjarklaustur, Vik Black Sand Beach, Reynisfjara Black Sand Beach e Sólheimasandur Plane Wreck

Ottavo giorno della nostra permanenza in terra islandese, anche oggi iniziamo le prime ore del mattino sotto la pioggia ma poco ci importa in quanto questo paese è incredibile con qualsiasi condizione meteo.

La prima brevissima tappa la facciamo per onorare la memoria di un figlio d’Islanda, Jön Ericsson, il cui monumento eretto a sua memoria svetta lungo la nostra strada: trattasi di un cittadino nato in condizioni di povertà ma sveglio d’intelletto, motivo per cui la sua cultura venne patrocinata dall’arcivescovo del paese, facendo sì che egli potesse diventare docente di diritto e costituendo quindi motivo di orgoglio per il paese che ci ospita. Insomma si è trattato di una tappa breve e forse di scarsa attrattiva, ma a noi è sempre interessato fare propria anche una parte del paese in cui ci troviamo, in quanto comprendendo la cultura del luogo ci si rapporta meglio con chi lo abita.

Una foca mentre si immerge
Uno zoom sul musino della foca

Dopo qualche fermata di minore rilevanza abbiamo deciso di recarci a Diamond Beach, uno spettacolo che ci ha permesso di ammirare le foche nuotare tra gli iceberg, i cui pezzi staccatisi, simili a dei diamanti, si stendono lungo tutta la spiaggia, da cui il nome che la identifica. Dire bella è poco, una distesa di sabbia nera cosparsa di diamanti di ghiaccio mentre le foche nuotano indisturbate poco lontano dalla riva osservando i visitatori e interagendo con il resto della fauna marina, rappresentata da una moltitudine di volatili. Durante questo viaggio ho infatti ammirato moltissimi cigni e svariati plantigradi di ogni dimensione.

Un paio di note morfologiche: questo luogo è costituito dal lago Jökulsárlón, il quale offre una eccezionale vista della calotta glaciale, alta 910 m., e si riversa nella laguna portando con sè alcuni blocchi di ghiaccio più piccoli. Questi presentano una colorazione che vira dal bianco lattiginoso all’azzurro, sino al blu brillante, a seconda della quantità d’aria intrappolata nel ghiaccio.

Lasciato questo paradiso di ghiaccio (la temperatura era davvero polare) ci spostiamo verso Kirkyubæjarklaustur, un paesaggio lunare formatosi a seguito delle eruzioni vulcaniche ed attualmente ricoperto da uno strato di muschio tale che, nei punti in cui lo spessore è minore, presenta un manto con una consistenza che va dai 40 ai 60 cm.

Si tratta di una visita rapida in cui è previsto un passaggio, alquanto sconnesso, sulla roccia lavica, tuttavia imperdibile.

Lasciamo questa landa vulcanica per raggiungere la Black Sand Beach di Vík: incantevole! Fa freddissimo, le onde si infrangono violentemente sulla battigia, ma la bellezza del luogo è incomparabile grazie alla sabbia di origine vulcanica e un mare stupendo che si esibisce in tutta la sua potenza.

Oggi lampeggiava l’avviso giallo
La potenza dei marosi è impressionante

Scollinando, dopo Black Sand Beach, giungiamo alla Reynisfjara Black Sand Beach, anch’essa una spiaggia di sabbia nera, ma caratterizzata dalla presenza di onde anomale che si scagliano violentemente sulla battigia, tant’è che prima si scendere sul bagnasciuga è presente una segnaletica indicante il grado di pericolo (oggi era presente la luce gialla). Si narra che vi fu un pescatore che raccolse una pelle di sirena vicino alla grotta presente a lato della spiaggia e che l’uomo, inoltratosi nella caverna, incontrò una sirena nuda e tremante alla quale rese la pelle, la prese in sposa ed ebbero molti figli, sino al giorno in cui il richiamo del mare fu talmente forte che la sirena lasciò la famiglia; da tale momento il pescatore ebbe sempre delle pescate ricchissime e i figli raccolsero le conchiglie più belle, ma la sirena non tornò mai indietro.

L’ingresso della grotta della sirena

Ultima tappa della giornata è stata il sito di Sólheimasandur Plane Wreck, raggiunto grazie ad un mezzo 8×8, che altro non è che una spiaggia ove giace un DC117 americano, lì abbandonato nel 1973 a seguito di un atterraggio di emergenza dovuto ad un’avaria del velivolo che, fortunatamente, non ebbe conseguenze in termine di vite umane.

L’ultima giornata del nostro viaggio sarà particolarmente bella, tuttavia non garantisco di pubblicarla domani sera in quanto siamo rientrati tardissimo in hotel (capirete il perché appena vi racconterò tutto) e domani abbiamo il volo di ritorno, con il previsto arrivo a casa non prima delle tre del mattino dell’indomani.

Datemi due o tre giorni e vi porterò con me nell’incanto…

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3 Comments

  • Reply
    Ipasticciditerry
    11 Maggio 2023 at 7:47

    Mamma mia Tati che viaggio incredibile!!! Grazie davvero per averlo condiviso perché è un posto che mi affascina ma che non potrò mai visitare. Per me è già freddo sotto i 20 gradi, figuriamoci come potrei mai resistere lì. Buon rientro ❤️

    • Reply
      Tatiana
      11 Maggio 2023 at 20:23

      Ma non pensare sia stato freddo, eravamo sui 10-12 gradi e con un buon abbigliamento tecnico avevo addirittura caldo. E considera che noi ci siamo stati fuori stagione, se ci vai in estate te la godi tutta!

    • Reply
      Tatiana
      11 Maggio 2023 at 20:24

      E vedrai la chicca finale! Devo terminare il post ma in questo momento sono all’aeroporto di Francoforte 🤣

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