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Aprile 2016

Letture

“Io prima di te” di Jojo Moyes

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Immagine tratta dal web

E’ il secondo libro uscito dalla penna di questa autrice che mi trovo a leggere, ne avevo sentito parlar bene, l’ho iniziato con curiosità e per due giorni non mi sono mai staccata dal Kindle: posso proporlo a questo punto, vero?

E’ un romanzo, semplicemente un romanzo, una storia meravigliosa e piena di sensibilità che narra il difficile e complicato rapporto tra Louisa e Will, lei modesta e coloratissima ragazza di provincia e lui giovane uomo che compare nel prologo quale iperattivo e ricco carrierista e che ben presto si ritrova a fare i conti con la sua vita spezzata da un imprevisto infortunio fortemente invalidante.

Louisa, chiamata semplicemente Clark da Will, si ritrova assunta dai genitori di Will, incapaci di affrontare il dolore del figlio per la perdita della propria autonomia, allo scopo di distrarlo dalla ferrea volontà di smettere di vivere, di fuggire per sempre dal dolore fisico, dalla totale dipendenza dagli altri anche per i minimi bisogni personali, dalla perdita della propria dignità.

Nello svolgimento di tale incarico inizialmente fatica moltissimo a rapportarsi a Will, al suo pessimo carattere inasprito dalla sofferenza, alla sua determinazione e al suo carattere autoritario, ma non si dà per vinta poichè a tutti i costi vuole riuscire ad instillare nuovamente in Will l’interesse per la vita, l’amore per quanto lo circonda.

L’energia e la voglia di vivere di Lou piano piano si fanno strada nell’anima di Will facendo breccia nel suo cuore, così come lei stessa inizia a cambiare grazie a lui e in breve tempo le loro vite, pur con piccoli passi impercettibili, saranno cambiate per sempre.

E’ la storia di un incontro tra un uomo che ha conosciuto il successo, il potere e la ricchezza, per poi perdere tutto improvvisamente, ed una donna che ha scelto di rimanere nel proprio mondo sicuro, senza colpi di scena, banale e ripetitivo, eppure tra di loro c’è una sorta di rimettersi in gioco, senza rinunciare mai a se stessi, ma imparando sempre l’uno dall’altra, sfidandosi continuamente, tra battute ironiche e momenti di tenerezza; è la storia di un amore profondo che va al di là delle barriere fisiche e che si nutre di gesti di profonda generosità, di comprensione, di altruismo.

E’ un libro tenerissimo e doloroso, in grado di affrontare un tema difficile senza alcuna retorica nè banalità, bensì con moltissima sensibilità, sono pagine leggere ma costantemente permeate di sentimento, commoventi sino all’ultima riga… che lo abbia terminato con i lacrimoni era scontato (avevate dubbi?)… è davvero solo un romanzo, senza nessun’altra pretesa, ma realizzato con una scrittura semplice, lineare e pulita, eppure bello, tanto tanto bello.

Arte, storia ed architettura/ Un po' del mio mondo

Ricordi di viaggio: Budapest e Bratislava

 

Il Parlamento visto dal Danubio

Il Parlamento visto dal Danubio

Se mai mi è possibile a Pasqua scappo dalla mia città, con un bisogno di cambiamento insopprimibile, nonostante mio figlio sia sempre costantemente massacrato di compiti e di pagine da studiare e anche quest’anno al rientro a scuola lo aspettasse una serie infinita di verifiche (si sa che le vacanze sono solo per i docenti, vero?).

Talora rimango in Italia e preferibilmente scendo verso la Toscana e l’Umbria, che tutto sommato sono raggiungibili in poche ore di camper, ma questa volta abbiamo valutato che, vista la nostra collocazione geografica alle porte dell’est, avremmo avuto vita sicuramente più facile attraversando la Slovenia per raggiungere Budapest, meraviglioso gioiello incastonato sulle rive del Danubio.

Onestamente paventavo le consuete sfaticate cui mio marito ci costringe ogni anno in quanto lui vuol vedere tutto, ma proprio tutto, con l’apoteosi della fatica al castello di turno che, in quanto fortificazione a difesa della città, è molto difficile sia situato in pianura… fortunatamente non è interessato ai musei (tranne a quelli bellici), tant’è che appena trovo una pinacoteca mi ci reco da sola e loro nel frattempo fanno la siesta sul marciapiede di fronte all’ingresso; il tutto del resto diverrebbe complicato vista la presenza costante delle nostre cagnoline.

Abbiamo iniziato bene grazie ad un campeggio che, per modica spesa, ci ha offerto tutti i servizi possibili, compresa una colazione a buffet da sogno, con pane e dolci freschi fatti in casa ogni giorno, il tutto condito da una gentilezza rara, la stessa gentilezza che ho riscontrato negli ungheresi, un popolo delizioso, rilassante, educatissimo e… perfettamente bilingue! Moltissime persone parlavano un italiano ottimo, ma il loro inglese è assolutamente perfetto e di una precisione ammirevole e in qualsiasi luogo pubblico le iscrizioni sono in ungherese e (necessariamente altrimenti si capirebbero solo tra di loro) in inglese.

Non è assolutamente gente ricca, ma molto dignitosa e la città è piena di bellissimi giovani: mio marito e mio figlio ammiravano le bellezze locali 🙂 ma nemmeno io me la sono passata male, eh? E la gentilezza, il modo di vivere rilassato, la cortesia e il modo squisito di aiutarti… splendido! Peccato solo i troppi divieti nei confronti dei cani, ma ci siamo organizzati benissimo senza mai lasciare le pelosette in camper!

Che Budapest sia molto bella me ne sono resa conto immediatamente, ma il colpo al cuore l’ho avuto la sera del primo giorno: di ritorno in campeggio, a bordo del bus, abbiamo attraversato il Danubio percorrendo uno dei ponti che collegano Buda a Pest, era già sera e la città era illuminata come un presepe, dal castello ai ponti per arrivare al magnifico palazzo del Parlamento, in riva al fiume e di una bellezza incantevole. Mi sono trovata con il naso schiacciato al finestrino del bus e a bocca aperta come una bambina, impazzita dallo spettacolo incantevole che quei pochi secondi mi hanno regalato; l’indomani ho preteso di rimanere in centro sino a sera per poter scattare delle foto dalla riva del Danubio, anche se non sono più riuscita a percorrere il ponte la cui vista mi aveva incantata la sera precedente.

il meraviglioso Ponte delle Catene

Il meraviglioso Ponte delle Catene

Pest, personalmente, l’ho preferita: più moderna, evoluta, curata e bellissima, mentre Buda, nucleo originale di quella che poi diverrà Pestbuda (e solo successivamente Budapest o Budimpesta se ci arrivate dalla Slovenia), è estremamente più storica ma anche più decadente, di un fascino forse meno maestoso e signorile ma ricca di chicche storico-artistiche da non perdere… però non mi voglio perdere in sterili descrizioni, che almeno a me solitamente annoiano, in quanto preferisco accompagnarvi per mano guardando insieme un po’ di scatti.

Particolari del Ponte delle Catene

Particolari del Ponte delle Catene

Sotto la poesia del cielo di Budapest

Sotto la poesia del cielo di Budapest

"Le Scarpe", memoria agli ebrei gettati nel Danubio dalla furia nazista

“Le Scarpe”, memoria agli ebrei gettati nel Danubio dalla furia nazista

Street food con il Japanese Dog

Street food con il Japanese Dog

Ancora street food con il New York Dog

Ancora street food con il New York Dog

Musica nell'aria

Musica nell’aria

Luci dell'Est

Luci dell’Est

La metro più antica d'Europa: un gioiello!

La metro più antica d’Europa: un gioiello!

Classe anche sui tombini

Classe anche sui tombini

Sbirciando il Bastione dei Pescatori

Sbirciando il Bastione dei Pescatori

Il Bastione dei Pescatori... sembrava di trovarsi dinanzi al Re dei Goblin!

Il Bastione dei Pescatori… sembrava di trovarsi dinanzi al Re dei Goblin!

La Chiesa di San Mattia

La Chiesa di San Mattia

L'insegna della pasticceria prediletta di Sissi

L’insegna della pasticceria prediletta di Sissi

Dal Castello si stende tutta la bellezza della città

Dal Castello si stende tutta la bellezza della città

Le acque del Danubio

Le acque del Danubio

In navigazione lungo il Danubio

In navigazione lungo il Danubio

La città si accende come un presepe d'acqua

La città si accende come un presepe d’acqua

Un pezzetto alla volta le luci fioccano

Un pezzetto alla volta le luci fioccano

Il Parlamento di notte è magico

Il Parlamento di notte è magico

Un ultimo saluto al Danubio prima di partire per Bratislava!

Un ultimo saluto al Danubio prima di partire per Bratislava!

 

Lasciata Budapest siamo entrati in Slovacchia per una breve visita prima di raggiungere l’area sosta di Vienna per la notte, trovando un centro storico molto piccolo a dispetto della metropoli che negli anni vi è cresciuta intorno, ma assolutamente stupendo, una chicca tenuta benissimo e molto pulita come già avevamo riscontrato nella capitale ungherese… riprendiamoci quindi un pomeriggio libero per proseguire la nostra passeggiata tra uno scatto e l’altro!

Bratislava: museo della farmacia

Bratislava: museo della farmacia

Gli angolini del centro storico di Bratislava

Gli angolini del centro storico di Bratislava

Men at work!

Men at work!

Una scarpinata sino al Castello di Bratislava, ma ne è valsa la pena...

Una scarpinata sino al Castello di Bratislava, ma ne è valsa la pena…

Ho camminato moltissimo, eppure questa volta non mi è pesato particolarmente grazie alla bellezza della quale ho potuto godere, gli scatti sono stati centinaia e qui ho voluto lasciare una minima traccia, fatta quasi solo di immagini e di piccole emozioni, lasciando a voi la scelta se approfondire e magari inserire queste due belle capitali dell’est nella vostra “wish list”!

Antipasti e stuzzichini/ Autoproduzione/ Ricette vegetariane

Nord chiama Sud: alivi cunzati (olive condite)

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La preparazione di questa semplicissima ricetta, povera eppure saporitissima, mi ha riportata ai miei viaggi estivi in terra salentina (nonostante la preparazione tipicamente sicula), quelli che affrontavo con una cara collega e durante i quali ci divertivamo come delle matte: partivamo la sera con il treno e l’indomani scendevamo a Lecce, rigorosamente senza cuccetta e arrivando stravolte a destinazione, ma già impazienti non appena la ferrovia iniziava a sfiorare i primi fichi d’india, maturi e succosi, splendidi nel loro color del sole.

Mi ha riportata ai pomeriggi nelle campagne attorno a casa sua, dove gli ulivi facevano da padroni con quelle meravigliose foglioline argentee ad aggraziare i tronchi enormi e massicci che le sostenevano, sono ritornata al ricordo di quel mare splendido in cui l’Adriatico e lo Ionio si sposano in una lieve scia bianca, di quelle case bianche in pietra leccese con le terrazze di un candore abbagliante sulle quali era impossibile salire senza gli occhiali neri a proteggere dal riverbero, tra i pomodori stesi ad asciugare come tante piccole bandiere rosse profumate.

Mi sono ritrovata sulla costa tra le palme quando, con lo zainetto pronto, affrontavamo delle grotte meravigliose in cui ogni centimetro di pietra sembrava un gioiello incastonato nella roccia, mi è tornata alla memoria una giornata meravigliosa al mare quando io, nata in riva alle scogliere, mi sono gettata tra i flutti agitati e spumosi mentre lei tremava solo a vedermi, quando prendevo l’onda per ritornare sulle rocce senza nemmeno un graffio, quando io, bruna e dalla carnagione scura, mi abbrustolivo al sole cocente mentre lei rimaneva vestita per non bruciare la sua pelle lattea di rossa naturale.

Penso queste siano state le mie vacanze più belle, quelle in cui con diecimila lire di benzina tirate fuori a fatica andavamo ovunque, turiste (super) fai-da-te, a bordo di una Fiat 126 scassatissima dotata di un’autoradio ancora più scarsa, tant’è che cantavamo a squarciagola per coprire il frastuono del motore, acuito dai finestrini spalancati visto il caldo torrido del luglio mediterraneo. E, sulle note di “Ci vorrebbe il mare” (nostro must del periodo), i miei ricordi volano ancora intrisi di dolcezza…

Tornando al presente, poco prima di Pasqua mi hanno regalato un barattolino di olive appena colte, provenienza Slovenia, cosa che mi ha fatto un immenso piacere ma che continuavo ad osservare con un misto di curiosità e terrore non sapendo che caspita farne.

L’idea migliore che potessi avere (meglio di Google!) era quella di rivolgermi alle Bloggalline per avere delle delucidazioni: non che ci sperassi molto visto che mi sembrava di trovarmi davanti ad un genere merceologico molto anomalo e invece… dopo una botta di incredulità delle amiche bloggers in merito al periodo della raccolta (boh, le olive istriane saranno diverse da quelle mediterranee, che ne so….) è accorso in mio aiuto un nutrito gruppo di gallinelle meridionali che (ancora non smetto di benedirvi) sulle olive sapevano tutto, ma proprio tutto! Ho visitato i loro blog, uno ad uno, non me ne sono perso mezzo, e alla fine eccomi qui con la mia personale versione di olive condite che, vi assicuro, sono qualcosa di incredibilmente buono, un concentrato di profumi mediterranei che solo a sentirli sembra di essere già in vacanza 🙂

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Ingredienti (quantità a piacere):

olive appena raccolte

aglio

peperoncino

origano

sale

buccia di arancia (senza la parte bianca)

Procedimento:

colpire le olive con un batticarne al fine di estrarne il nocciolo, risciacquarle bene finchè l’acqua risulta limpida e porle a bagno per una settimana, cambiando l’acqua quotidianamente, affinchè perdano il sapore amaro; preparare un battuto di aglio, peperoncino e buccia d’arancia (con il pelapatate è un attimo), aggiungerlo alle olive ben colate dall’acqua, metterci un po’ di sale, dell’origano e un po’ d’olio extra vergine, mescolare il tutto e lasciar insaporire qualche giorno, sempre controllando che non ammuffiscano (la mia mamma le ha dovute buttare 🙁 ).

Volendo conservarle per più tempo sarà sufficiente porle in un vasetto sterilizzato e ricoprirle completamente d’olio.

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