Abruzzo/ Viaggi

Una giornata a L’Aquila

La basilica di Santa Maria di Colledimaggio
Il suo magnifico portale
Gli interni.

Non sapevo cosa aspettarmi da questa città ma già l’arrivo è stato rilassante stante la presenza di ben tre aree camper, completamente gratuite e complete di tutti i servizi, segno che si tratta di una città aperta al turismo e all’accoglienza di noi itineranti.

Ma quanto è carina questa panchina letteraria?

Ci siamo sistemati in quella più vicina al centro e, a parte gli addetti al verde che hanno deciso di potare le aiuole alle sei di mattina (ma non importa) abbiamo iniziato la giornata con tranquillità, recandoci in centro al fine di visitare il nucleo storico aquilano o almeno quello che ne rimane dopo il sisma del 2009.

La situazione…
Cantieri ovunque.

Come vedrete da alcune foto la città è un cantiere a cielo aperto, il terremoto ha picchiato forte lasciando delle ferite profonde, eppure la ricostruzione continua, lenta ed inesorabile grazie ad un popolo fiero, educato e gentile. L’Aquila mi è piaciuta davvero tanto, con i suoi palazzi riportati a nuovo splendidamente, le sue chiese magnifiche e nonostante le lacerazioni ovunque, non nascoste ma lasciate dignitosamente in evidenza a testimonianza del disastro subito ma anche della voglia di ripartire.

La prima visita ci ha portati alla basilica di Santa Maria di Colledimaggio, dalla splendida facciata che pare un ricamo a tombolo e che presenta vari stili al suo interno, visitata con discrezione e in punta di piedi, unitamente ad altri turisti, essendo orario di messa, il che non ci ha permesso purtroppo di inoltrarci nei pressi dell’altare, dove sono ospitate le spoglie di Celestino V, già citato nei precedenti post relativi agli eremi.

Essa infatti venne fondata nel 1288 proprio per volere di Pietro da Morrone, ovvero papa Celestino V, che qui venne incoronato pontefice il 28 agosto 1294; presenta anche una porta santa sulla facciata laterale in quanto sede di un giubileo annuale e inserita dall’UNESCO tra i patrimoni orali ed immateriali dell’umanità.

Basilica di San Bernardino
Il bassorilievo di Andrea della Robbia
I soffitti lignei, incantevoli.
L’influsso di Michelangelo é evidente.

Tra le chiese visitate mi sento di consigliare anche la basilica di San Bernardino, eretta in onore di San Bernardino da Siena, le cui spoglie sono ubicate al suo interno, in quanto esempio di architettura rinascimentale di stampo michelangiolesco; l’interno è barocco ed è favoloso, arricchito da un soffitto ligneo che è un sogno e ospitante anche uno stupendo bassorilievo di Andrea della Robbia. Non sto a descriverla nei minimi particolari, ma guardate le foto e decidete se non vale una visita!

Insegne deliziose.
La casa di Buccio di Ranallo, poeta e scrittore in lingua volgare, precursore delle cronache aquilane.

Il resto della città è semplicemente da vivere perché di arte ce n’è tantissima ma non tutto è sopravvissuto al punto di permettere una visita, molti palazzi sono ingabbiati, puntellati, rinforzati, altri sono chiusi e impegnati in restauri ciclopici, il tutto gestito da un apposito assessorato alla ricostruzione… insomma fissatevi dei punti di interesse e vedete cosa riuscite a fare in quanto ogni giorno potreste trovare qualcosa nuovamente accessibile al pubblico.

Tagliere di prodotti del territorio.
Arrosticini deliziosi.
E la delizia… lo zafferamisú, di una delicatezza indescrivibile.

Il centro é gradevolissimo, la gente tranquilla e cortese, vi sono molti esercizi commerciali carini e si mangia benissimo a costi contenuti: noi ci siamo fermati da Arrosticini Divini, dove abbiamo gustato un tagliere di prodotti locali e degli arrosticini di qualità e cotti alla perfezione… anche qui vi lascio alle foto! Un difetto? Sì, ma sempre il solito: si fanno troppe salite, ma vista l’ubicazione della città é inevitabile.

La Porta Leoni

Visto che questo nasce pur sempre come un blog di cucina, una nota sugli arrosticini é doverosa: essi risalgono a parecchie centinaia di anni fa, quando i pastori si spostavano sugli altopiani a seguito della transumanza; il pastore, isolato negli stazzi di montagna, si nutriva della carne delle pecore non più produttive, che veniva tagliata a cubetti, disposta su piccoli spiedi aguzzi e cotta sulla brace, dando origine agli arrosticini, i quali rappresentano l’essenza e la semplicità di una terra genuina ed orgogliosa qual’é l’Abruzzo.

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