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Ottobre 2014

Dolci e desserts

La merenda di “Aulin” di Federico

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Halloween, ci siamo! E, come ogni anno, ci sono i bimbi che si divertono, c’è la chiesa (per me volutamente con la minuscola visto l’atteggiamento chiuso ed ostile) che lo demonizza e lo demolisce sistematicamente, ci sono i finti italiani che ne parlano male, malissimo perché è una festa importata dall’America; chiariamo una cosa… innanzitutto non accetto critiche da parte di coloro i quali fanno briefing, meeting, steps, la cui giornata inizia con il lunch e la sera indossano il pijama, no, proprio non ci siamo perché iniziate ad essere italiani nella lingua che usate, specie quando i sinonimi nazionali esistono e poi ne riparliamo. Poi chiariamo che trattasi di una festa di origine celtica, che non ha nulla a che fare con l’America, quindi di origine anglosassone e specifichiamo anche che a me piace parecchio!

Da anni mio figlio mi chiede di organizzargli la “merenda di Aulin” (come la chiamava lui quand’era piccino) e da allora ogni fine ottobre spignatto pizzette, scodello popcorn, sforno brownies, esco dal supermercato con una carrellata di marshmellows, di cornetti al formaggio e di bibite di ogni tipo; ora i ragazzi sono cresciuti ma lui non molla e si limitano a rompere le scatole a mezzo quartiere con il consueto dolcetto o scherzetto, tornando spesso con un buon bottino, passando però da casa quando il brontolio allo stomaco si fa presente.

Oramai i compiti si sono divisi: già quando manca un bel periodo al giorno fatidico il nano inizia a decorare la casa… in breve tempo mi sono ritrovata zucche, festoni, ragnatele, teschi e pipistrelli ovunque, cosa che spesso ha provocato in mio marito, che si sveglia all’alba, dei coccoloni galattici trovandosi un pipistrello appeso di fronte agli occhi nella penombra del corridoio, mentre io mi continuo ad occupare della cucina.

Quest’anno ho iniziato ad “halloweeniare” anche prima della sua merenda di Aulin, volendo allietare anche le nostre cene, sconvolgendo il marito che odia la zucca e al quale, invece, ieri sera ne ho propinata una cotta al forno, a fettine, con una manciata di sale grosso al peperoncino e una generosa spruzzata di profumatissime erbe provenzali (a proposito: mezzoretta a 200 gradi con forno ventilato e vi mangiate un’ottima zucca compresa di buccia commestibilissima e deliziosa), accompagnata da una paio di patate dolci (le cosiddette “batate”) bollite e, almeno per salvargli l’umore, da questi deliziosi muffins alle carote viola (ovvio, mica potevo fare Halloween con delle carote normali, no?)!

Che poi, per le foto, ho voluto un tocco più allegro, quasi primaverile (e infatti i muffins gironzolavano allegramente nella cameretta del piccolo protagonista)… perché chi l’ha detto che Halloween debba essere necessariamente cupo? Per avere l’umore funereo a me è bastata l’assenza di luce naturale che mi ha fatta impazzire…. 🙁

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Ingredienti:

260 g. di farina

120 g. di zucchero

1 bustina di lievito per dolci

1 cucchiaino di cannella

mezzo cucchiaino di zenzero

un pizzico di pimento

sale q.b.

2 uova

150 g. di latte

55 g. di burro

3 carote viola

50 g. di uvetta bollita in acqua e rhum

Procedimento:

Mescolare la farina, il lievito, le spezie, lo zucchero e il sale e mettere da parte; mescolare le uova, il latte e il burro fuso; unire le due parti, quella secca e quella umida, aggiungere le carote grattugiate e l’uvetta.

Versare il tutto nei pirottini e cuocere a 190°C. per 35 minuti a forno ventilato.

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Dolci e desserts

Rosso d’autunno

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Mi sveglio tardi alzandomi dal letto pigramente, stiracchiandomi come un gatto, appoggio i piedi nudi sul parquet riscaldato dal sole; dalle imposte filtrano gli ultimi raggi di un’estate tardiva, mi dicono che giovedì ci risveglieremo al gelo di un inverno improvviso, sto pensando solo che i maglioni e i soprabiti sono ancora in cantina e che alcuni acquisti si renderanno necessari.

Mi voglio godere quest’ultima domenica di sole caldo, salgo sulla cyclette e mentre fatico guardo il bosco dalla finestra aperta sul balcone, traendo piacere dai raggi caldi sul volto, mi immergo nel getto della doccia, sotto l’acqua caldissima come piace a me e, per una giornata ancora, posso permettermi di uscire di casa con i capelli umidi.

L’aria è tiepida, dolce e per una volta mi allontano dal mare: in venti minuti di macchina sono in Slovenia, immersa nei suoi boschi stupendi, mi guardo intorno e annuso l’aria… l’autunno è alle porte, lo sento nelle narici, le tinte degli alberi iniziano a virare verso l’arancione, il ruggine, inframmezzati dal rosso sanguinolento del sommaco, l’aria è fresca e umida mentre il sole si tuffa nel mare ancora una volta, mentre lascia il posto ad una nuova stagione e ad un nuovo profumo.

E’ stagione di cucina rustica, di colori tiepidi, di arancioni caldi ed avvolgenti, di bocconi confortevoli che ci accolgono con il loro profumo appena entriamo in casa, è stagione di tepore e di famiglia, dopo il calore della passione estiva, è un momento da vivere lentamente coccolandosi e io ho provato a rappresentarlo così.

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Ingredienti:

110 g. di farina autolievitante mista (a vostra scelta, io ho usato la Vollkorn della Lidl)

90 g. di farina bianca

100 g. di zucchero

3 susine grosse

una manciata di uva passa

mezzo bicchiere di rhum

tre cucchiaini di cannella

un pizzico di zenzero in polvere

un pizzico di pimento

una manciata di semi di sesamo tostati

mezza bustina di lievito per dolci

sale q.b.

Procedimento:

Tagliare a cubetti le susine e mescolarle agli altri ingredienti, dopo aver bollito per qualche minuto l’uva passa in acqua e rhum: con l’impastatrice si fa in un attimo… il risultato dev’essere un composto abbastanza solido, speziato e molto scuro.

Cuocere a 180°C. (io ho usato il ventilato) per circa 45-50 minuti o comunque finchè la crosta non diviene un po’ croccante.

Qualsiasi variante può risultare gradevole poiché questa alla fine è una “non ricetta” realizzata con quanto mi avanzava in dispensa.

dolce rustico (4)

Tramonto a nord-est

Tramonto a nord-est

 

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Antipasti e stuzzichini/ Ricette vegetariane

I miei limoni gialli

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Talvolta non è solo un frutto, è qualcosa di più, per me l’arancio e il limone sono gli agrumi del sogno, soprattutto il limone mi porta al sogno del mare, non di quello che bagna generosamente la mia città e che amo alla follia, ma di quello “un pochino più giù”, quello che vedi come una distesa blu cobalto quando scendi da una strada ripida a picco su un’immensa distesa turchese circondata dal verde argentato degli ulivi.

Il limone è perfetto in una ciotola di ceramica turchese, mentre luccica sotto quel raggio di sole ancora estivo che penetra dalle imposte blu e vorrei conservarlo per tutto l’anno, con il suo profumo intatto e la sua essenza fresca e piena di energia, con il suo succo depurativo e che riesce ad esaltare qualsiasi piatto, dal dolce al salato.

Ho visto alberi di limone a picco sul mare, sporgenti da rocce che sembrano cadere da un momento all’altro e che invece resistono ai venti della costa, ho provato una sensazione di refrigerio solo a vedere questo connubio di colori: giallo limone, verde ulivo e blu mare… e da quella volta la mia casa è disseminata di limoni giallissimi e di accessori turchesi, così posso sognare il mare anche a gennaio.

E’ il colore predominante nelle ceramiche che adoro, quel giallo meraviglioso che si sposa al blu, quelle perfette per rendere accogliente una cucina, quelle perfette per servire un piatto profumato di Marocco, di Grecia, di Sicilia… quello che, pasticciando e sperimentando, ho realizzato qui sotto.

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Ingredienti:

peperoni piccoli tondi e piccanti

pomodorini secchi sott’olio

origano (ho usato quello raccolto alle pendici dell’Etna)

cous cous (con una noce di burro)

olive nere greche

limoni sotto sale (ho usato quelli portati dalla Sicilia)

capperi di Pantelleria

semi di sesamo tostati

olio evo

Procedimento:

premesso che la quantità degli ingredienti è puramente a piacere, ho iniziato tagliando la calotta superiore dei peperoncini e sbollentandoli per circa quindici minuti, conservando eventualmente la calotta asportata per richiuderli una volta farciti; a parte ho preparato il cous cous, utilizzando quello precotto cui basta aggiungere dell’acqua calda per farlo rinvenire, che poi ho mescolato a tutti gli altri ingredienti, ricordando di dissalare un po’ i capperi e tagliuzzando i limoni a cubetti e, comunque, facendo molta attenzione alla quantità finale di sale.

Ho riempito i peperoni con questo mix di profumi, conservando qualche semino per mantenerne la nota piccante e ho terminato la preparazione con una manciata di semi di sesamo leggermente tostati in padella…. che dev’essere assolutamente abbondante!

A questo punto passo ad un paio di dritte per quanto riguarda i limoni sotto sale:

ho sistemato in un contenitore di vetro dei grossi limoni biologici, interi, alternandoli con del sale grosso, del pepe nero in grani, delle foglie di alloro, qualche chiodo di garofano e qualche stecca di cannella; lo spazio rimanente l’ho riempito con dell’acqua, ho chiuso il barattolo e l’ho lasciato a marinare nel frigorifero per (almeno) venti giorni, che nel mio caso si sono tramutati in alcuni mesi….

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Autoproduzione/ Bevande

Matite colorate

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Sparse sul tavolo a colorare la mia vita, le mie emozioni che virano dal calore dell’arancione alla serenità intensa del blu cobalto, passando per un intenso verde chiaro, quello del rilassamento, lo stesso dei prati di montagna in piena estate; ho sempre visto la vita a colori, dai sogni in rosa al fascino della nebbia e del suo grigiore, che talora ammanta i momenti di malinconia, di respiri struggenti che durano un attimo perché la luce calda dell’affetto è sempre dietro l’angolo, la stessa luce di una casa immersa nella foschia, quella di un camino acceso che riscalda le guance e il cuore.

Il mio è sempre stato un mondo colorato dai bigliettini adesivi e dagli evidenziatori, da libri distrutti a forza di colorare, evidenziare, sottolineare più e più volte, finchè nella memoria rimangono i colori legati ai concetti, finchè l’apprendimento non diviene variopinto.

La mia vita ha i cappottini turchesi d’inverno, per cacciare il grigiore di novembre, ha i maglioni di lana arancione per colorare la neve di gennaio, è sempre piena di matite e pennarelli ovunque, che non si fermano su un foglio bianco, ma vanno a decorare tutto ciò che trovano, accompagnandosi sempre ad inserti adesivi, nuvolette e cuoricini.

Questa cremina è stata preparata con il popone, il melone a pasta bianca, ma mi è venuto spontaneo fotografarla con il giallo allegro dei limoni perché alla fine la si fa anche con questo agrume che adoro, l’importante è renderla pannosa e fruttata: è una reminescenza coloratissima delle mie vacanze, il ricordo di una crema arancione a base di melone, ma anche gialla a base di limoni di Sorrento, talvolta bianca e morbidissima come questa…. l’importante è provarci e questa è la mia versione.

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Ingredienti:

500 g. di melone cantalupo (baciro, popone… o come lo volete chiamare) a pezzi per il meloncello, oppure la scorza esterna di 8 limoni non trattati per il limoncello

500 ml. di alcool buongusto

1 kg. di zucchero

500 ml. di latte

500 ml. di panna

un cucchiaino di vaniglia

Procedimento:

Versare in un grosso contenitore di vetro la frutta e aggiungere l’alcool, lasciando a macerare almeno venti giorni. Trascorso tale periodo mettere un una pentola lo zucchero, il latte, la panna e la vaniglia, far sobbollire sino a che lo zucchero non si scioglie, successivamente aggiungere l’alcool filtrato  e, da ultimo, la frutta, per poi frullare tutto con il minipimer.

Imbottigliare filtrando nuovamente e lasciare a riposo nel congelatore almeno venti giorni prima di consumare.

limoncello (1)

limoncello

Un’altra piccola carrellata degli scatti estivi, simbolo del mio profondo legame con il mare e dell’ispirazione che ne è scaturita anche in cucina.

Lipari

Lipari

Lipari

Lipari

Lipari

Lipari

Per me la solarità è tutta in queste note….leggete anche le parole perchè ne vale davvero la pena…

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Dolci e desserts

A passi lenti verso l’autunno

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Sono settimane che cerco di portare a termine una ricetta da pubblicare la cui bozza giace in archivio da troppo tempo, una ricetta tutto sommato fresca e ancora adatta a questa coda d’estate che non vuole lasciarci, ma non ci riesco perchè la temperatura alta si somma alla stanchezza della settimana lavorativa, della cura della casa e, ora, anche della scuola, delle liti al mattino con un dormiglione che mi fa arrivare tardi in ufficio tutti i giorni e che mi costringe poi a recuperare l’orario non svolto, alle preoccupazioni costanti,  nonostante debba ammettere che finalmente mio figlio si è messo a studiare seriamente, poichè a quanto pare è sufficiente un solo voto scarso (ovviamente già arrivato) per scatenare le ire del consiglio di classe, con conseguenti minacce di bocciatura nemmeno tanto velate  (ad un mese dall’inizio dell’anno… tanto per farmi innervosire da subito).

Per farla breve la ricetta è ancora a riposo in archivio, quindi mi sono consolata nel fare i biscotti perchè un dolcino è sempre consolatorio: il biscotto è sinonimo di autunno, ma qui c’è la leggerezza dell’olio e il profumo intenso del limone in quanto io ancora sogno l’odore del mare e degli agrumi, perchè a tutt’oggi sul desktop del pc con il quale lavoro ho un bellissimo scatto dell’Egeo e di parlare di zucche e caldarroste nemmeno mi sfiora l’idea!

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Ingredienti:

150 g. di farina bianca

80 g. di farina di mais (da polenta)

100 g. di olio di semi di girasole

80 g. di zucchero

1 pizzico di sale

1 uovo intero e 1 tuorlo

la buccia di un limone grattugiata

Procedimento:

Ho inserito nel frullatore lo zucchero, l’olio e il limone e li ho mescolati per un paio di minuti (se usate il burro fate montare a spuma il composto), poi ho aggiunto le uova, ho mescolato ancora un po’ e, infine, le farine e il sale.

Ho steso la frolla non troppo sottile (ok, andava lasciata un po’ nel frigorifero, almeno mezzora, ma io non l’ho fatto per mancanza di tempo e perchè l’impasto era abbastanza freddo) e l’ho tagliata con l’orlo di un bicchierino, per poi stampare i biscotti prima di metterli a cuocere; li ho messi nel forno ventilato a 190°C. per un quarto d’ora e poi ce li ho lasciati ancora qualche minuti (a vista!) per farli dorare.

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